L'estratto di aloe è un'arma contro la forma di tumore al cervello più comune: lo studio è italiano

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di Claudia Melucci

20 Settembre 2018

L'estratto di aloe è un'arma contro la forma di tumore al cervello più comune: lo studio è italiano

Uno studio tutto italiano ha raggiunto un importante risultato nell'individuazione di una terapia contro una delle forme di tumore cerebrale più grave e comune negli adulti: il glioblastoma multiforme. La notizia piace particolarmente perché la probabile cura potrebbe venire da una pianta, l'aloe vera: in passato, più volte è stata accostata a temi particolarmente complicati per la medicina, ma non sempre con le dovute prove scientifiche.

La scoperta italiana, invece, vanta di uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Toxicology.

Sudheesh S/Flickr

Sudheesh S/Flickr

La scoperta è stata messa a punto dal Laboratorio di Neuropatologia Molecolare dell'Unita di Neuropatologia dell'IRCCS Neuromed di Pozzilli, in Molise. 

Attualmente il glioblastoma multiforme viene trattato con una terapia tradizionale fatta di interventi chirurgici, radio e chemioterapia. Nella maggior parte dei casi, però, si riscontra un'elevata resistenza delle cellule tumorali ai trattamenti, oltre ad una forte invasività, che fanno del glioblastoma una delle forme di tumore al cervello più gravi. La frequenza nella popolazione e le difficoltà associate alla cura, richiedono urgentemente una terapia alternativa, che potrebbe venire proprio dai risultati ottenuti dal Laboratorio.

Parla la dottoressa Antonella Arcella, prima autrice della ricerca: "La nostra sperimentazione ha puntato su un estratto della pianta di aloe, l’aloe-emodina. Ricerche precedenti hanno suggerito che possa essere dotata di proprietà antineoplastiche, ma non era mai stata testata su cellule di glioblastoma".

È stato visto visto che l'aloe-emodina causa un'inibizione della crescita tumorale, sia in vitro che sugli animali, limitando in particolar modo lo sviluppo del glioblastoma.

La dottoressa sottolinea, tuttavia, che si è ancora lontani dallo sperimentare una terapia simile sugli esseri umani: ci vorranno altri test e altri studi, per raccogliere ulteriori dati e indagare sulla possibile interazione con gli altri farmaci, prima di passare alle prove sui pazienti. Nonostante tutto, la prospettiva che si apre rimane molto interessante e potrebbe portare ad individuare un'arma contro il glioblastoma. 

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