Per 150 anni le appendici sono state rimosse, ma forse bastava una terapia antibiotica
La rimozione dell'appendice è tra i più comuni interventi chirurgici di emergenza che si effettuano in tutto il mondo. Ad oggi rimane in parte oscuro il ruolo di questa formazione tubolare che si estende dall'intestino crasso: i medici sono d'accordo sul fatto che l'appendice sia una parte dell'organismo che ha perso qualsiasi funzione nel tempo.
In alcuni individui l'appendice può andare incontro ad una severa infiammazione o addirittura ad una perforazione, causando il riversamento dei liquidi infetti nella cavità addominale con un conseguente rischio per gli organi vicini. Se fino ad oggi – da quasi 150 anni – l'unica soluzione in questi casi è stato l'intervento chirurgico, un gruppo di medici finlandesi ha fatto una scoperta che potrebbe aprire una "nuova era nel trattamento delle appendici".
Quello che hanno scoperto i ricercatori finlandesi del Turku University Hospital potrebbe rendere vane le operazioni chirurgiche a cui sono stati sottoposti i pazienti che hanno avuto un'appendicite.
Le moderne apparecchiature ecografiche hanno permesso ai medici di comprendere meglio i meccanismi di infiammazione a cui va incontro l'appendice e soprattutto capire, caso per caso, se potrebbe andare incontro a perforazione o meno. Queste stesse tecnologie hanno portato i medici del Turku Hospital a pensare ad una terapia più efficace per trattare l'appendice, che non renda necessario un intervento chirurgico vero e proprio.
Dopo aver escluso i casi di appendicite urgenti, il gruppo finlandese ha studiato un gruppo di 500 volontari per 5 anni. A metà è stata prescritta una cura antibiotica, la restante parte invece è stata sottoposta ad un intervento chirurgico preventivo.
Tra i soggetti che hanno seguito la terapia sperimentale, l'antibiotico è risultato efficace nel 64% dei casi, rendendo non necessario l'intervento. Comparando i due gruppi, quello che ha subito l'operazione ha dovuto affrontare, in alcuni casi, complicanze, assenti nel secondo gruppo: sebbene sia un'operazione con rischio bassissimo non sono escluse infezioni post-operatorie ed una convalescenza prolungata.
La terapia antibiotica, invece, si prospetta come una terapia con rischio nettamente inferiore.
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