Nessuno si è accorto della catastrofe degli scontrini: sono inquinanti e non si possono riciclare

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di Claudia Melucci

09 Novembre 2018

Nessuno si è accorto della catastrofe degli scontrini: sono inquinanti e non si possono riciclare

Che il mondo non sia poi così reattivo all'evoluzione tecnologica, lo dimostra il fatto che lo scontrino pare essere ancora l'unico modo per tenere traccia di un acquisto: questo quando esiste il digitale, che fa a meno di carta termica, inquinanti, composti tossici e rifiuti. Sì perché nessuno ha mai badato molto allo scontrino, ma questo minuscolo foglietto che ci ricorda di aver consumato un caffè quel giorno a tale ora non è riciclabile, contiene bisfenolo A – un disgregatore ormonale – ed è altamente contaminante. Questo quando esistono innumerevoli modi alternativi che potrebbero mandare lo scontrino in pensione, per la felicità dell'ambiente, della nostra salute e del nostro portafogli che scoppia di foglietti sbiaditi. 

pixabay.com

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Lo scontrino è stato introdotto nei diversi Paesi per assolvere a due compiti: testimoniare l'acquisto di un prodotto – utile nel caso in cui si voglia fare un reso o un cambio – o come arma contro l'evasione fiscale. In entrambi i casi, esistono vie alternative che renderebbero inutile l'uso dello scontrino, oltre a migliorarne l'efficienza. 

La ricevuta d'acquisto lasciata dai commercianti è fatta di carta termica che, invece dell'inchiostro, fa uso del calore per rendere visibili numeri e lettere. Questo è possibile grazie alla presenza di bisfenolo A (BPA), un composto chimico ritenuto nocivo sin dagli anni '30: le categorie che rischiano di subirne i danni sono i cassiere e le cassiere, che ogni giorno entrano a contatto con il bisfenolo attraverso la pelle e le vie respiratorie. È una sostanza definita "disgregatore ormonale", imputato nelle malattie dello sviluppo sessuale maschile nel feto e nel calo di fertilità nell'uomo adulto.

Una ricerca ha stimato che in un anno solo in Inghilterra se ne producano 11,2 miliardi, per un costo di 32 milioni di sterline. Bisogna considerare che quasi la totalità degli scontrini emessi si trasformano in spazzatura, mentre solo una minima parte viene conservata.

Ad aggravare il tutto, c'è il fatto che gli scontrini non sono riciclabili. Non vanno differenziati nella carta, perché non si tratta di carta. Il migliore modo per smaltirli rimane la discarica, ma questo non impedisce ai composti presenti negli scontrini – primo tra tutti il bisfenolo A – di inquinare l'ambiente.

A distanza di anni dall'introduzione degli scontrini come strategia di contenimento dell'evasione fiscale, possiamo senz'altro dire che non si tratta di uno strumento efficace. Al contrario, è qualcosa di antiquato, superato, nocivo, inquinante e non riciclabile. A quando un'evoluzione?