L'inquinamento dell'aria è collegato all'insorgere dell'autismo: lo rileva uno studio in una metropoli cinese
Le abitudini dell'uomo hanno conseguenze dirette su tutti gli esseri viventi che abitano il pianeta, e l'essere umano non fa di certo eccezione. Sono moltissimi infatti i problemi e le patologie che derivano dai cambiamenti negativi che stiamo apportando al nostro ambiente, soprattutto a livello di inquinamento.
In questo caso vogliamo concentrarci però su una fascia in particolare della popolazione, quella che andrebbe protetta di più perché rappresenta il futuro: i bambini. Un nuovo studio condotto a Shanghai ha rilevato una strana connessione tra i livelli di inquinamento nell'aria e lo sviluppo di malattie collegate allo spettro dell'autismo.
via Sciencedaily
Mentre precedenti ricerche si concentravano sugli effetti dell'inquinamento sui bambini nel grembo materno, questo studio ha seguito i neonati per i primi anni di vita, mostrando dei rischi nello sviluppo neurologico derivanti dall'ambiente.
L'istituto Monash University's School of Public Health and Preventive Medicine ha seguito circa 1.500 bambini, cercando di rilevare il loro stato di salute in relazione all'inalazione di particelle di carbonio, ossido di zolfo ed altri composti derivanti dalla combustione automobilistica o industriale; in particolare, i ricercatori volevano rilevare l'incidenza delle particelle più piccole (1 micrometro) che si sospetta siano molto più dannose nonostante siano di solito incluse nello stesso "calderone" delle particelle di 2,5 o 10 micrometri.
I comportamenti collegati all'autismo - inclusa la difficoltà di interazione sociale, di comunicazione ed apprendimento - sono molto difficili da individuare, e si manifestano non prima dei due-tre anni. Essi però sono collegati a delle specifiche strutture del cervello e a specifiche disfunzioni di connessione. Molte di queste sono "scritte" nel codice genetico, ma - sostengono i ricercatori - l'ambiente gioca un ruolo chiave nel loro sviluppo.
Il team ha messo in relazione 124 casi di disturbo legato all'autismo con 1.240 casi senza diagnosi. Si trattava di bambini tra i 3 e i 12 anni che frequentavano diverse scuole a Shanghai. Analizzando i dati sui livelli di inquinamento che i bambini respiravano, includendo il luogo in cui vivevano durante i primi tre anni di vita, è stato scoperto che i bambini esposti alle particelle più piccole (1 micrometro) avevano l'86% in più di probabilità di sviluppare disturbi legati all'autismo.
Come se non bastasse, i danni sembravano aumentare nel secondo e terzo anno di vita, come se il sistema immunitario si indebolisse sempre di più esponendo il cervello agli attacchi.
I risultati, che ovviamente dovranno essere ulteriormente suffragati con altre analisi, aprirebbero ad una nuova e sconfortante prospettiva, che vede queste microparticelle porsi su un livello di aggressività molto più allarmante, al quale, ovviamente, le leggi e i regolamenti sui limiti di vivibilità non sono assolutamente preparati.