Prendere tutto sul personale: come imparare a superare il disturbo cognitivo della personalizzazione

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di Claudia Melucci

21 Novembre 2018

Prendere tutto sul personale: come imparare a superare il disturbo cognitivo della personalizzazione

Prendere le cose sul personale non è una questione caratteriale; per gli psicologi rientra tra quelle distorsioni cognitive, che fanno vedere la realtà distorta, causando ansie e afflizioni. Spesso è facile riconoscerle in se stessi o negli altri, ma non lo è arginarle. La personalizzazione, il termine scientifico per indicare il processo che trasla i fatti estranei su un piano sempre molto personale, fa vedere erroneamente la persona che ne soffre come la causa di cose di cui non può essere responsabile

unsplash.com

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Esistono due forme di personalizzazione: la prima è quella per cui si considerano gli eventi inevitabili come la conseguenza di un qualche fallimento personale. Ecco un esempio: un amico disdice all'ultimo il caffè stabilito per il pomeriggio. Una persona che personalizza si convincerà che il motivo per cui l'amico non è venuto all'appuntamento è che non aveva voglia di vederla, oppure che gli si è presentata qualche "offerta" migliore. 

Il vero motivo della disdetta, probabilmente, sarà di tutt'altra natura; un problema in famiglia, un'urgenza di qualche tipo, un malessere. La persona che prende tutto sul personale non considera gli innumerevoli fattori che possono aver portato a quell'evento; senza ragionarci, si considera essa stessa la causa di quell'evento negativo.

Mitchell Griest/Unsplash

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Il secondo tipo di personalizzazione porta a sentirsi responsabili per lo stato d'animo delle altre persone: ad esempio, ci si può sentire in dovere di far divertire degli amici invitati a cena. Oppure, ci si sente la causa di un malumore del proprio partner; in altre parole, le persone che presentano questo secondo tipo di personalizzazione sono "le madri di ogni colpa" – ovviamente il concetto si estende anche agli uomini. 

La realtà è che ogni persona ha una storia a sé, ed ognuno ha il diritto di percorrerla in tutti i suoi aspetti, senza che nessuno interferisca con essa. I successi e gli insuccessi, la felicità o i malumori dipendono da un ventaglio molto ampio di fattori: una persona può essere serena un giorno e più nervosa un altro, senza che ci sia qualcosa di particolare o di irreparabile a causare questi sbalzi di umore. È così per tutti, ed è giusto che sia così. 

Come smettere di prenderla sul personale

Come smettere di prenderla sul personale

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  1. Consapevolezza.
    Il primo passo da fare, per entrambi i tipi di personalizzazione, è quello di rendersi conto del proprio atteggiamento: una volta riconosciuto il problema ci si può chiedere se le conclusioni a cui si arriva sono razionali e oggettive. Rendiamocene conto: la vita ha in serbo per tutti dei colpi bassi. Per quanto si cerchi di evitarli, capiterà di non poterci fare niente. Non ha niente a che vedere con fallimento personale o con una propria mancanza.

  2. Riconoscere che spesso non si può sapere perché le persone agiscono in un certo modo.
    Se il capo non ha promosso voi e lo ha fatto con qualcun altro, non è detto che voi non siete all'altezza o che non vi siete comportati bene. Ci potrebbe essere un accordo tra il capo e l'altro dipendente, o forse l'azienda ha concesso un aumento più basso che sarebbe stato irrispettoso offrire nei vostri confronti. Semplicemente, non si può sapere perché le cose siano andate in un certo modo, ed escludere tutte le possibilità oltre al fallimento personale è vedere la realtà distorta.

  3. Chiedersi se è davvero possibile manipolare efficacemente l'umore o il benessere di qualcuno.
    Accade spesso con le persone care; vogliamo fare di tutto pur di farle stare bene. Ma non è presuntuoso prendersi a carico la vita degli altri? Non è giusto che ognuno affronti la propria vita, conoscendone gli alti e i bassi? Ragionate anche su quanto sia davvero possibile cambiare in positivo l'umore degli altri: potete fare di tutto affinché i vostri invitati si sentano a loro agio nella vostra casa e si divertano, ma potrebbero arrivare con un vissuto che li porta ad essere tristi. La migliore cosa è fare la propria parte e accettare che le cose possano andare diversamente da come vorremmo.