L'incubo della poliomielite: la storia di quello che accadde negli anni '50 che ci ricorda perché ci sono i vaccini

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di Claudia Melucci

17 Dicembre 2018

L'incubo della poliomielite: la storia di quello che accadde negli anni '50 che ci ricorda perché ci sono i vaccini

Il vaccino per la poliomielite fu motivo di gran festa ed euforia negli anni '50: fu sviluppato per contrastare una malattia devastante che in pochissimo tempo contagiò migliaia di esseri umani, senza che nessuno sapesse come fermarla. Le vittime furono perlopiù bambini.

Fu grazie al virologo Jonas Silk e ai suoi colleghi che l'incubo ebbe fine: essi svilupparono un vaccino nel 1952 – anno di picco della diffusione della malattia – che venne diffuso nel 1954, per poi iniziare il processo immunizzazione in un solo anno. Un pezzo della nostra storia che ci ricorda l'importanza dei vaccini e la pericolosità legata al loro boicottaggio. 

Toronto History/Flickr

Toronto History/Flickr

La diffusione a carattere epidemico della poliomielite fu un episodio che interessò la società nel suo complesso; colpì grandi e piccini, poveri e ricchi. Non solo stravolse la vita di tutte le persone che la contrassero, ma per un periodo mise in subbuglio l'esistenza di intere città: venne chiusa la maggior parte dei luoghi pubblici, ai cinema veniva detto agli spettatori di non sedersi fianco a fianco per limitare la diffusione dei germi. In generale ci fu una paranoia del contagio da cui nessuno poté dirsi immune. 

Immagine: bambini in quarantena sulle scale di un edificio adibito al raggruppamento di persona con la poliomielite. 

L'incubo dei genitori del XX secolo.

L'incubo dei genitori del XX secolo.

Wikimedia Commons

La poliomielite si sviluppò per la prima volta nel Vermont, Stati Uniti, nel 1894: da allora si ripresentò più volte in modo periodico, soprattutto d'estate. Nessuno sapeva come fermare una malattia debilitante che nei casi più gravi portava alla morte o a paralisi permanenti. Fu la preoccupazione che più spaventò i genitori del XX secolo. 

La poliomielite è un virus che si trasmette per via oro-fecale: spesso non dà alcun sintomo, ma se il virus raggiunge il sistema nervoso centrale porta a diversi tipi di paralisi – a seconda dei nervi colpiti. 

Immagine: studi sugli effetti della poliomielite.

Nessuna cura, solo prevenzione.

Nessuna cura, solo prevenzione.

picryl.com

Ancora oggi, non esiste cura per la poliomielite: solo una forma preventiva – ovvero la vaccinazione – e una terapia riabilitativa che in pochissimi casi può dirsi efficace. Negli anni '50 il virus portò allo sviluppo dei cosiddetti "polmoni di ferro", macchinari utili nella condizione in cui i muscoli della gola e del petto sono paralizzati, rendendo necessario un polmone artificiale per la respirazione. 

Immagine: tecnica riabilitativa in acqua per un bambino colpito da poliomielite. 

La tragedia dei bambini.

La tragedia dei bambini.

City of Boston Archives/Wikimedia

La poliomielite è una malattia altamente contagiosa: il virus risiede nella gola e nell'intestino e può essere diffuso con un colpo di tosse, per spargimento di materia fecale o con un starnuto. La pulizia delle mani si rivelò di fondamentale importanza, perché moltissimi casi di contagio seguirono proprio un contatto delle mani infetti con la bocca: è anche motivo per cui la malattia si duffise principalmente tra bambini, i quali portano molto spesso le mani sporche alla bocca. 

Immagine: il cosiddetto polmone di ferro, il macchinario che aiutava a respirare chi non poteva a causa della paralisi dei muscoli.

I vaccini impedirono il ritorno naturale della malattia

I vaccini impedirono il ritorno naturale della malattia

CDC/Charles Farmer/Wikimedia

Dall'anno della diffusione presso gli ospedali dei vaccini contro la poliomielite si registrò un calo drastico della malattia. Dagli oltre 20.000 casi di poliomielite paralitica registrati negli Stati Uniti nei primi anni '50, ce ne furono solo 61 nel 1965. Nel 1979, infine, la malattia di dichiarò ufficialmente debellata, grazie alla vaccinazione di massa. 

Immagine: riabilitazione di una bambina. 

Una malattia principalmente asintomatica.

Una malattia principalmente asintomatica.

jackcast2015/Flickr

Ciò che si rivelò essere mecidiale della poliomielite, è il fatto che nella gran parte dei casi non dava alcun sintomo, il che facilitava il contagio: la poliomielite è ritenuta essere una malattia asintomatica al 95% e solo in casi rari portava a condizioni di paralisi e ad altri problemi neurologici. 

Immagine: ragazze colpite dalla poliomielite prendono il sole. 

Una malattia che non fece discriminazioni.

Una malattia che non fece discriminazioni.

Wikimedia Commons

Ciò che contribuì a rendere il caso della poliomielite un caso di interesse mondiale fu il fatto che non riguardò solo parti della società: colpì adulti e bambini, poveri e ricchi, personaggi noti e cittadini medi. Tra i personaggi famosi vittime della poliomielite ci sono il presidente americano Franklin D. Roosevelt, che contrasse la polio nel 1921, all'età di 39 anni – motivo per cui lo si vede spesso fotografato su una sedia a rotelle –, l'attrice Mia Farrow, che trascorse otto mesi in un polmone artificiale, e il musicista Neil Young. 

Immagine: il presidente americano Roosevelt sulla sedia a rotelle. 

Winfried Walta / Anefo/Wikimedia

Winfried Walta / Anefo/Wikimedia

La vicenda della poliomielite e il caso che più di altri può far rendere conto di quanto i vaccini ricoprano un'importanza salvavita, prima di essere una scelta: è da considerare ogni volta che ci si trova a dubitare dell'efficacia e della validità dei vaccini al giorno d'oggi.

Immagini: bambini durante la vaccinazione per la poliomielite.