I coloni europei sterminarono così tanti indigeni americani da causare un raffreddamento del pianeta, afferma una ricerca
Si è sempre pensato che l'uomo avesse iniziato a incidere negativamente sui cambiamenti climatici a partire dalla prima rivoluzione industriale, con gli sviluppi e le innovazioni tecnologiche soprattutto nel settore tessile e metallurgico. Secondo un recente studio, circa 250 anni prima l'uomo è stato responsabile di una strage senza precedenti che ha avuto come effetto secondario l'abbassamento delle temperature medie del pianeta. Ma in che modo tutto questo è potuto accadere?
La scoperta delle Americhe da parte di Cristoforo Colombo nel 1492 fu uno degli avvenimenti più catastrofici per le popolazioni locali, infatti anche se non si hanno dei numeri precisi le stime parlano della scomparsa di oltre 50 milioni di indigeni in soli 100 anni. Prima dell'arrivo del navigatore ed esploratore italiano l'intera area era popolata da circa 60 milioni di persone per arrivare a circa 6 milioni un secolo dopo. I contatti con le civiltà europee non hanno portato soltanto guerra e distruzione, ma anche una serie di malattie sconosciute come il vaiolo e il morbillo che hanno decimato le civiltà locali.
Queste morti che si verificarono in larga scala e in un breve lasso di tempo non significarono soltanto la scomparsa graduale delle civiltà precolombiane. Un recente studio pubblicato dalla rivista scientifica Quarternary Science ha infatti associato questi eventi a una "piccola era glaciale", ovvero un leggero raffreddamento globale avvenuto tra il XVI e il XIX secolo. Il motivo è da ricondurre all'improvviso abbandono di vaste aree agricole a seguito del rapido declino della popolazione: la vegetazione si impadronì di questi appezzamenti iniziando ad assorbire più anidride carbonica riducendo quindi i gas serra e causando una lieve diminuzione delle temperatura media del pianeta di circa 0,15 °C. Già 250 anni prima la Rivoluzione industriale quindi, l'uomo influì direttamente sui cambiamenti climatici.
L. Prang & Co., Boston/Wikipedia
Gli esperti hanno stimato il numero effettivo delle popolazioni locali basandosi sulle testimonianze e sui documenti ritrovati riguardanti il pagamento dei tributi, per poi riuscire a fare una stima sulla quantità di terreni coltivati. Da circa 62 milioni di ettari di terre coltivate c'è stato un crollo di circa il 90% lasciando spazio ad alberi e piante. Sulla causa improvvisa del calo del biossido di carbonio la comunità scientifica però è divisa, secondo alcuni infatti la causa non è totalmente da attribuire al crollo demografico avvenuto nelle Americhe.
È probabile infatti che a incidere sulla complessiva diminuzione dell'anidride carbonica siano stati anche fattori naturali come alcuni cambiamenti dell'attività solare ed eruzioni vulcaniche. Ciò non toglie che l'improvvisa morte di milioni di persone ha inciso per circa il 50% sulla riduzione complessiva di CO2. Ancora molte domande rimangono senza risposta, l'unica cosa certa è che l'uomo è riuscito a influire sui cambiamenti climatici quando ancora questo concetto era sconosciuto.
Anche se un tale rimboschimento avesse avuto un tale effetto sul clima del pianeta, al giorno d'oggi non avrebbe probabilmente gli stessi effetti: il calo del biossido avvenuto in quel periodo equivale a circa 3 anni odierni di emissioni di combustibili fossili.