La Banca Globale dei semi in Norvegia è in serio pericolo: il permafrost che conserva i campioni rischia di sciogliersi
L'isola Spitsbergen è la più grande dell'arcipelago delle Svalbard, in Norvegia, nel Mare Glaciale Artico. Questo è anche il luogo scelto per ospitare una delle banche dei semi che nel mondo hanno la funzione di conservare duplicati di semi importanti per la diversità biologica. La struttura è costruita per resistere anche ai più catastrofici eventi che potrebbero distruggere le scorte di semi alimentari conservate dai vari paesi.
Tuttavia, la banca dei semi non sembra essere sufficiente a resistere ai cambiamenti climatici. Ecco costa sta accadendo.
via Earther
La banca dei semi di Svalbard ricopre una funzione cruciale: al suo interno si trovano i più importanti semi alimentari e vegetali che garantiscono la diversità biologica. La costruzione di simili edifici nasce dall'esigenza di dare una "seconda possibilità" ai superstiti di un evento catastrofico, che in questo modo avrebbero la possibilità di ripristinare la maggior parte delle specie vegetali.
I semi sono conservati ad una temperatura di -18°C, in condizioni di ossigenazione minime per rallentare il processo di invecchiamento. È stato scelto il Mare Glaciale Artico perché in caso di blackout il permafrost circostante la struttura riuscirebbe a mantenere a lungo le rigide temperature.
Il permafrost, però, è al centro delle preoccupazioni degli esperti, perché ha già iniziato a sciogliersi a causa dei cambiamenti climatici: entro il 2075 gli scienziati stimano un rialzo delle temperature nelle Svalbard di 10°C, contenuto a 7°C se le misure ambientali verranno rispettate per tempo.
L'aumento di calore porterebbe ad uno scongelamento del permafrost – il terreno perennemente ghiacciato –, e la liberazione nell'atmosfera di grandi masse di metano e anidride carbonica.
L'innalzamento delle temperature farebbe aumentare anche la frequenza delle piogge, che negli ultimi anni si sono fatte inusualmente torrenziali, farebbe accorciare la stagione nevosa, incrementando di conseguenza slavine e valanghe.
Negli ultimi 50 anni abbiamo già assistito ad un aumento delle temperature di 5°C, che ha portato allo scioglimento degli strati superficiali del permafrost: la banca dati delle Svalbard subì un allagamento che mise in pericolo la salvaguardia dei semi.
Gli scienziati prospettano tre possibilità per il futuro: uno scenario catastrofico che si verificherà se nessuna misura ambientale verrà adottata per tempo, uno scenario "medio", se ci saranno importanti riduzione delle emissioni dei gas serra entro il 2040, e uno scenario a "basse emissioni" molto improbabile ad oggi.
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