La meravigliosa scultura italiana così intricata da far dubitare sia fatta di marmo
Nascosta tra i vicoli della stupenda città di Napoli, la Cappella di Sansevero è una perla artistica che qualunque viaggiatore non dovrebbe mancare di visitare. Fu costruita alla fine del 1700 da Raimondo di Sangro principe di Sansevero, che la concepì come una sorta di momento educativo per i suoi adepti, dopo che l'oligarchia ecclesiastica e politica lo rimosse dalla sua posizione di Grande Maestro della Massoneria napoletana.
E in effetti, entrando nella suggestiva cappella, si viene pervasi da un'atmosfera mistica e simbolica; al centro si trova la scultura famosissima del Cristo Velato, ma ciò su cui vogliamo concentrarci in questo caso è la meno nota statua del Disincanto, che si trova su uno degli angoli.
L'opera è dedicata al padre del committente, Antonio di Sangro, e fu realizzata dallo scultore Francesco Queirolo. La scena – un uomo che tenta di districarsi da una rete che ne limita i movimenti assistito da un piccolo angelo alato – è fitta di rimandi e simbolismi.
Antonio di Sangro condusse una vita dissoluta prima di affidarsi alla fede, e la rete rappresenta proprio la trama delle distrazioni terrene. L'angelo, con una fiamma sulla fronte, rappresenta l'intelletto, che grazie alla Bibbia (in basso) salva l'uomo dalla perdizione. Parallelamente a questi significati principali, l'opera è disseminata di altri dettagli che un occhio esperto riesce a cogliere.
Oltre alla simbologia, ciò che ha lasciato interdetti migliaia di appassionati ed esperti di arte è stato il modo in cui Queirolo è riuscito a creare la trama della rete. Come per il Cristo Velato, anche in questo caso si ha l'impressione che l'artista sia partito da una vera rete, immersa in una soluzione che le donasse rigidità.
Eppure non è così: lo scultore è riuscito in 7 anni di lavoro a trasformare un singolo blocco di marmo in una scena dettagliatissima, che non smette di lasciare basito chiunque abbia la fortuna di accedere alla cappella.