Il Giappone ha annunciato che a luglio 2019 riprenderà la caccia alle balene

di Laura Gagliardi

25 Febbraio 2019

Il Giappone ha annunciato che a luglio 2019 riprenderà la caccia alle balene

Le balene sono animali affascinanti; non solo per le loro dimensioni che li annoverano tra gli esseri viventi più grandi al mondo, ma anche per le loro caratteristiche, quali la respirazione cosciente, che ne rievoca l'origine terrestre.

Eppure, da sempre, i cetacei sono stati vittime della caccia  – essenzialmente per l'olio e la carne – che alla metà del XX secolo li ha condotti alla quasi estinzione. Per scongiurare un simile rischio, nel 1946 fu istituita la Commissione internazionale per la caccia alle balene (IWC), al fine di favorire uno sviluppo coordinato dell'industria baleniera e regolarla.

Tuttavia, lo scorso dicembre il Giappone – uno dei suoi membri di spicco – ha annunciato il suo ritiro dall'IWC e di voler riprendere la caccia commerciale ai cetacei: ecco con quali argomentazioni.

via BBC News

 Georg Wolf/unsplash

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Il portavoce del governo giapponese, Yoshihide Suga, ha spiegato che il suo paese "impiega le balene non solo come fonte di proteine, ma anche per una varietà di scopi diversi". Secondo vari dati scientifici vi sarebbe evidenza di una rinnovata abbondanza nella popolazione di alcune specie di cetacei; pertanto, nel settembre 2018 il governo giapponese valutava come "il punto di vista di un uso sostenibile delle balene fosse incompatibile con i termini della loro protezione". Tale affermazione equivale a sostenere che volendo riprendere la caccia alle balene – ma in modalità "sostenibili" – il paese non può più appartenere ad un organismo che le protegga, pena la coerenza fra proclami ed azioni.

L'annuncio del suo ritiro dall'IWC non si è fatto attendere, e nella stessa occasione il governo nipponico ha specificato che la caccia sarà limitata alle acque territoriali nazionali e alla zona economica esclusiva, senza raggiungere le acque dell'Antartide o dell'emisfero australe, e comunque in conformità con il diritto internazionale.

Una scelta, quella nipponica, che fa discutere: in un momento in cui l'ambiente ci grida maggiore rispetto, l'essere umano sembra non essere mai in grado di posporre i suoi interessi economici. 

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