Una psicologa ci spiega un modo molto semplice per insegnare ai bambini ad affrontare i loro malumori

di Laura Gagliardi

02 Marzo 2019

Una psicologa ci spiega un modo molto semplice per insegnare ai bambini ad affrontare i loro malumori

Uno dei momenti più delicati da gestire per un genitore è rappresentato dagli scatti d'ira del suo bambino: in quei frangenti, infatti, la situazione può facilmente degenerare, con scenate, pianti e grida che lentamente aumentano di intensità, se non si interviene per tempo e correttamente.

La psicologa Marina Martin ha ideato un modo per aiutare il bambino ad affrontare la propria rabbia in maniera positiva: si chiama "la scatola della rabbia".

pixabay

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Questo metodo è stato ispirato al racconto "Che rabbia!" di Mireille d'Allancé: il protagonista, un bambino di nome Roberto, in seguito ad una brutta giornata, la notte "scoppia" e dal suo corpo esce fuori un mostro che inizia a distruggere tutto ciò che trova in casa. Il ragazzo, vedendo il caos generato dal mostro, decide di aggiustare tutto ciò che può; e via via che sistema la stanza, la sua rabbia diminuisce, mentre aumenta la sua comprensione del danno causato dal "suo" mostro; così, diventata infine piccola piccola, la rabbia riesce a stare in una scatola. 

Roberto è riuscito a trasformare la sua rabbia in qualcosa di positivo: non solo si rende conto dei danni causati dalla sua rabbia, ma capisce anche come poterla affrontare e combattere.

pixnio

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La psicologa Martin spiega che "ogni volta che il bambino si sente arrabbiato, dovrebbe disegnarlo su un foglio di carta, in modo che possa uscire da esso. Può scarabocchiare quanto vuole finché non si rilassa. Così focalizzerà la propria rabbia sul mostro che lo ha infastidito. Alla fine, si può accartocciare il disegno e metterlo in una scatola". 

photosteve101/Flickr

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Questo metodo ha vari aspetti positivi: è un'attività non invasiva, che non mira a controllare il comportamento del bambino, ma ad aiutarlo nel recuperare la calma – ovvero uno stato che gli permetta di partecipare, pensare ed entrare in empatia con le persone intorno.

Attivando il pensiero razionale, può attenuare l'intensità delle emozioni che lo hanno sconvolto, controllando la risposta e rendendo più facile anche per i genitori interagire con lui. A lungo termine questa pratica rafforza le connessioni cerebrali tra parte pensante e parte reattiva, consente di capire che le emozioni sono temporanee e che si possono gestire, anche con l'aiuto dei genitori: in questo modo si sentiranno più sicuri.