Meganeura: la temibile libellula preistorica con un'apertura alare di 75 centimetri
Sono molti gli animali capaci di procurarci una forte emozione ansiogena, e gli insetti sono sicuramente tra questi. Se da una parte molti li trovano affascinanti, per la grande maggioranza delle persone sono fastidiosi, se non proprio ripugnanti. Alcuni ne sono addirittura ossessionati: Dalì, ad esempio, sognava quasi ogni notte orde di formiche che gli camminavano sulla faccia. Ebbene, da oggi potrete annoverare tra le vostre fobie, più o meno consce, un altro enorme insetto: la Meganeura monyi.
Si tratta di un animale molto simile alla libellula, ma non abbiate paura perché questo gigantesco insetto ci è noto solo grazie al rinvenimento, in Gran Bretagna e Francia, di alcuni fossili. Il primo di questi fu ritrovato nelle miniere di carbone di Commentry in Francia, nel 1880, ma solo cinque anni più tardi il paleontologo Charles Brogniart descrisse e denominò il fossile, dandogli il nome di Meganeura.
Gunnar Ries Amphibol/Wikimedia
La Meganeura era un animale preistorico, vissuto sul suolo terrestre poco oltre il periodo Carbonifero (tra 360 e i 285 milioni di anni fa). Si presentava con un corpo molto simile a quello di una libellula, ma di grandezza spropositata. Infatti la larghezza delle sue ali poteva raggiungere i 75 centimetri, mentre il suo corpo arrivava ad una lunghezza massima di 50 centimetri.
Il nome (letteralmente “grandi-striature”) deriva dalle sue ali, caratterizzate da particolarissime scanalature. Questo insetto era carnivoro e si cibava soprattutto di altri insetti, ma anche di anfibi come rane o tritoni. Era dotato di occhi particolarmente sviluppati, proprio come quelli delle attuali libellule, che gli permettevano di individuare le proprie prede, e di mascelle forti e resistenti, che consentivano a questo enorme insetto di triturare il cibo e di trasportare gli animali cacciati da un luogo all’altro.
Gli studiosi si sono spesso chiesti come mai gli animali del periodo Carbonifero fossero così grandi: il modo in cui l'ossigeno veniva diffuso attraverso il loro sistema respiratorio avrebbe dovuto porre un limite massimo alla loro taglia. Col tempo si è scoperto che l’atmosfera del periodo Carbonifero aveva una concentrazione di ossigeno del 35%, ossia molto superiore al 20% attuale, e questo permise alla Meganeura di svilupparsi ben oltre le attuali capacità delle libellule e di altri insetti.
Se la teoria fosse corretta, questi insetti giganti sarebbero stati suscettibili ai cambiamenti della composizione atmosferica avvenuti circa 250 milioni di anni fa, nel cosiddetto periodo Permiano–Triassico, in cui la quantità di ossigeno raggiunse la percentuale odierna.
Un’altra teoria, invece, consiste nel ritenere responsabile dell’estinzione della Meganeura un antenato dell’Archaeopteryx, un uccello preistorico il cui organismo era più adatto alle nuove riserve di ossigeno e che avrebbe predato la stessa Meganeura fino alla sua estinzione.