Finalmente sappiamo cosa sterminò gli organismi marini nella peggiore estinzione della storia
Il nostro pianeta ha già conosciuto la sua apocalisse ben prima che l’uomo posasse il suo primo piede sul suolo terrestre. Questa avvenne più di 250 milioni di anni fa, nel periodo Permiano-Triassico. In questo periodo, che gli scienziati hanno denominato “Estinzione di massa” o “La grande Moria”, circa il 76% delle specie vertebrate terrestri e oltre il 95% delle specie marine, come il trilobita, furono distrutte.
via eurekalert.org
A stravolgere l’atmosfera terrestre fu l’attività vulcanica siberiana: le eruzioni che si succedettero produssero una fuoriuscita di materiale incalcolabile; le ceneri avvolsero completamente la Terra, bloccando i raggi solari, diradando l’ozono e dando avvio ad una lunga serie di piogge acide. Tutto questo ebbe come risultato un aumento spropositato della temperatura terrestre. Gli scienziati sostengono che questi cambiamenti accelerarono il metabolismo delle creature marine che dovettero perciò aumentare il proprio fabbisogno di ossigeno. Alla fine del processo, durato circa 700 mila anni, gli animali marini soffocarono, avendo dissipato le scorte di ossigeno del mare.
Un team di scienziati, coordinati da Justin Penn, ricercatore della Scuola Oceanografica della University of Washington, ha elaborato delle simulazioni al computer dei cambiamenti avvenuti sulla Terra nel periodo della Grande Moria. Prima del periodo Permiano-Triassico, l’atmosfera terrestre presentava una composizione chimica simile a quella odierna. Si è scoperto che le attività vulcaniche siberiane portarono ad un aumento della temperatura terrestre di oltre 11° e che questo provocò una diminuzione dell’ossigeno terrestre e marino.
Durante le simulazioni, i ricercatori hanno inserito nel computer i dati di 61 specie marine attualmente esistenti. È stato un disastro: tutte le specie marine viventi a latitudini lontane dalla zona equatoriale si sono estinte dopo pochi anni, mentre le altre specie sono emigrate sempre più verso i due poli alla ricerca di habitat congeniali. Portando avanti le simulazioni, si è visto che anche per le altre specie sarebbe sopraggiunta la morte.
Penn ha dichiarato che l’esperimento è molto importante, non solo perché ha permesso di chiarire cosa sia accaduto nel periodo del Permiano-Triassico, ma soprattutto perché è una significativa rappresentazione di ciò a cui la Terra va incontro se l’uomo non mette subito un freno all'inquinamento. Infatti la temperatura del nostro pianeta è aumentata di 0,8° nel giro di soli 130 anni. I ricercatori hanno ipotizzato che non oltre il 2300 potremmo ritrovarci di fronte ad una nuova Grande Moria.
L’inquinamento umano sta portando l’ecosistema terrestre alla distruzione. In meno di 500 anni le temperature potrebbero diventare insopportabili per la quasi totalità delle specie esistenti, compreso l’uomo. È davvero il caso di continuare su questa china?