Per la prima volta gli scienziati riescono a trasformare l'anidride carbonica in carbone

di Giuseppe Varriale

09 Marzo 2019

Per la prima volta gli scienziati riescono a trasformare l'anidride carbonica in carbone

L’aria che respiriamo è sempre più satura di anidride carbonica. Il processo a cui abbiamo dato avvio durante la rivoluzione industriale sembra inarrestabile e ogni giorno l’aria diventa più pesante. Se pensiamo un attimo alla quantità di particelle inquinanti che ogni giorni scarichiamo nell'atmosfera, quasi ci manca l'aria. Possiamo limitare il nostro inquinamento, ma possiamo davvero ripulire l’atmosfera che abbiamo insozzato? La scienza ha finalmente risposto di sì.

via Royal Melbourne Institute of Technology

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I ricercatori del Royal Melbourne Institute of Technology (RMIT) hanno elaborato un metodo per convertire il biossido di carbonio (CO₂) in particelle solide di carbonio. L’idea non è del tutto nuova: già in passato erano stati messi a punto dei metodi per rimuovere l’aria inquinata. I metodi precedenti consistevano nel comprimere l’anidride carbonica trasformandola in un liquido da immettere successivamente nel suolo.

Questa metodologia si è rivelata insoddisfacente per due ragioni: in primo luogo il processo aveva bisogno di una quantità di calore davvero esorbitante, e questo lo rendeva economicamente dispendioso; secondariamente, la CO₂ trasformata in liquido e iniettata nel suolo tendeva a fuoriuscire dal sito di stoccaggio a cui era stata destinata.

Il nuovo approccio è economicamente più sostenibile e permette davvero di eliminare l’inquinamento. Il team di ricerca, ha usato una lega liquida fatta di gallio, indio, stagno e cerio. Il metallo liquido è stato introdotto in un tubo di vetro che era attraversato da un cavo. Successivamente è stata aggiunta dell’acqua all'interno del tubo. La CO₂ pura è stata introdotta nel contenitore di vetro mentre una scarica elettrica veniva inviata lungo il cavo. I ricercatori hanno assistito, così, alla formazione di scaglie di carbonio sulla superficie della lega.

La lega metallica utilizzata nell’esperimento ha permesso, da un lato, di estrarre facilmente i cristalli di carbonio formatisi durante il processo e, dall’altro, di utilizzare una quantità di calore inferiore al metodo precedente, rendendo il processo molto meno costoso.

RMIT

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Torben Daeneke e Dorna Esrafilzadeh, i ricercatori del RMIT a capo del progetto, si sono detti entusiasti del risultato: “Anche se non possiamo letteralmente tornare indietro nel tempo, trasformare di nuovo l'anidride carbonica in carbone è un po’ come riavvolgere l'orologio delle emissioni”, hanno dichiarato.

Gli unici sottoprodotti del processo sono le scaglie di carbonio e l'ossigeno puro. Il carbonio potrebbe essere sepolto nel terreno oppure utilizzato per produrre materiali in fibra di carbonio. "Un vantaggio collaterale del processo” – ha spiegato Esrafilzadeh – “è che il carbonio può contenere una carica elettrica, diventando un supercondensatore”. Questo significa che le particelle di carbonio derivanti dal processo di trasformazione della CO₂ potrebbero, un giorno, diventare i componenti di veicoli non alimentati più a benzina o gas.

Insomma, finalmente non siamo solo capaci di arrestare l’inquinamento: possiamo invertire il processo!