"Un boccale di birra fa meno male di un bicchiere d'acqua": ecco cosa si nasconde dietro questa provocazione
Da molti personaggi della comunità scientifica è stato definito "il caso del 2019": quello delle microplastiche è un argomento arrivato sotto i riflettori solo di recente, ma con molta prepotenza. In poco tempo si è compresa la pericolosità di ingerire migliaia di particelle di microplastiche al giorno, ma soprattutto si è capito quanto sono diffuse. Sono dappertutto, anche nell'acqua che beviamo, tanto che "Un boccale di birra fa meno male di un bicchiere d'acqua".
"Un boccale di birra fa meno male di un bicchiere d'acqua. Il vino? Anche meglio", ha detto Sherri Mason, ricercatrice americana della Penn State Behrend University. L'intento è chiaramente provocatorio, ma non troppo esagerato.
Le microplastiche, infatti, hanno contaminato gran parte degli alimenti: si trovano nella frutta, nella verdura, nei pesci e negli animali da cui ricaviamo carne e altri alimenti. Anche l'acqua potabile di rubinetto è contaminata, al punto che le linee guida per il consumo di acqua medio al giorno prevederebbero l'ingerimento di circa 5000 particelle di plastica. Neanche bere acqua imbottigliata è una soluzione: le analisi hanno evidenziato che oltre il 90% delle bottigliette contiene microplastiche.
A questo punto, domande sull'impatto che hanno sulla salute è più che giusta: in prima analisi, è stato visto che le microplastiche possono raggiungere anche gli strati più profondi dell'apparato respiratorio.
Qual è la soluzione davanti al problema definito "il caso 2019"?: sicuramente creare materiali più sicuri dal punto di vista alimentare, oltre ad usare in maniera più consapevole la plastica.
Al momento, comunque, dati ufficiali scarseggiano. Quindi, prima di prendere alla lettera quella che è stata nient'altro che una provocazione, meglio continuare a prediligere un bicchier d'acqua ad un bicchiere di birra!