I pigri vivono più a lungo – e stavolta a dirlo è la scienza stessa
La mattina non avete proprio nessuna voglia di alzarvi dal letto e il pomeriggio non vedete l’ora di passare qualche minuto a poltrire? Quante volte le persone costrette a buttarvi letteralmente giù dal vostro comodo giaciglio vi hanno accusato di pigrizia, dando a questa parola una connotazione negativissima? Bene, è giunto il momento che vi prendiate le vostre rivincite sulla lentezza che vi contraddistingue, e con il beneplacito della scienza!
Un team di paleontologi della University of Kansas ha condotto degli studi su 299 specie di gastropodi (lumache, chiocciole) e bivalvi (ostriche, telline, cozze) dell’Oceano Atlantico, estinti nel periodo del Pliocene (tra 5,5 e 2,5 milioni di anni fa) o ancora in vita. I ricercatori hanno cercato di comprendere le cause dell’estinzione degli antenati dei molluschi tuttora esistenti e hanno fatto una scoperta davvero interessante: a permettere ad alcune di queste specie di resistere fino ai nostri giorni è stata la pigrizia!
Quando i ricercatori hanno calcolato i tassi metabolici a riposo per ciascuna specie, hanno scoperto che l’uso di energia era notevolmente più alto per le 178 specie che si erano estinte rispetto a quelle che vivono ancora oggi. Bruce Lieberman, professore di ecologia e biologia evolutiva che ha guidato la ricerca, ha sintetizzato così il concetto: “Più basso è il tasso metabolico, più è probabile che la specie a cui appartieni sopravvivrà”. Le specie con un metabolismo più lento, infatti, hanno bisogno di meno alimenti per sopravvivere mentre quelle più attive sono costrette a procacciarsi continuamente il cibo e questo, in periodi di carestia, può diventare un problema letale. Il lavoro potrebbe aiutare gli ambientalisti a prevedere quali specie possano estinguersi prima, dato che un possibile effetto del riscaldamento globale è proprio la carestia. Il passo successivo sarà scoprire se il metabolismo può giocare un ruolo nell’estinzione di altri animali.
Lieberman ha però sottolineato che non vi è una correlazione perfetta tra pigrizia e sopravvivenza o tra attività ed estinzione e che le cause della scomparsa di alcune specie sono innumerevoli e ancora sconosciute. Tuttavia, lo studio ha dimostrato che un metabolismo più lento può essere una buona arma contro la fine della propria specie.
Ad ogni modo, i ricercatori hanno messo in guardia i pigri dal lasciarsi andare troppo: non sempre la pigrizia paga. Ad esempio, la pigra superficialità con la quale il genere umano sta affrontando la lotta contro l’inquinamento, non rappresenta un’opportunità, per la nostra specie, di evitare l’estinzione. È, piuttosto, l’assicurazione della nostra prossima apocalisse.