La tartaruga torna sulla spiaggia per depositare le uova: ma ad accoglierla trova una pista di atterraggio
La puntualità con cui le tartarughe marine raggiungono la stessa spiaggia di anno in anno, dopo aver compiuto viaggi di migliaia di chilometri, non smetterà mai di stupire. Sfuggendo ai predatori e rispondendo ad un univoco orologio naturale, si ritrovano su una spiaggia a deporre le uova.
Ma cosa accade quando, al termine di un viaggio lunghissimo, una tartaruga trova una lingua d'asfalto che altro non è che la pista di atterraggio di un aeroporto, al posto della sabbia bianca e ombreggiata dalle palme?
È quello che è accaduto sull'isola di Maafaru, nelle Maldive.
Mare blu, spiagge bianche, acqua calda, palme sotto cui godere dell'ombra. È quello che ogni turista si aspetta dalle Maldive e che, per una curiosa coincidenza, è anche ciò che si aspettano le tartarughe, creature che ogni anno raggiungono queste isole paradisiache per deporre le loro uova.
È successo anche quest'anno che le tartarughe arrivassero da lontano per trovare ristoro e un po' di tranquillità per permettere alle uova di schiudersi. Una di loro, però, ha trovato qualcosa che evidentemente tutte le volte che era stata lì non c'era: la pista di atterraggio di un aeroporto.
Proprio così: le foto possono confermare la presenza di un aeroporto, ancora in fase di costruzione, su una lingua di sabbia bianca, calda e mare cristallino. È lo scalo di Maafaru, un regalo degli Emirati Arabi Uniti.
La poveretta deve aver scambiato la bianca sabbia con il nero asfalto a causa del calore emanato da entrambi, per questo non si è trattenuta dal depositare le uova dove di lì a poco sarebbe probabilmente passato un aereo. Si sa ben poco di quello che è successo dopo: delle uova non si sa nulla, mentre si dice che alcuni locali abbiano riportato la malcapitata in spiaggia.
Per molti la foto della tartaruga sulla pista di atterraggio, le uova subito dietro di lei e l'uomo dello staff dell'aeroporto chiaramente incerto sul da farsi è la foto dell'anno: simboleggia la prepotenza dell'uomo nel farsi spazio anche nei luoghi più remoti e incontaminati, noncurante di tutta le altre forme di vita che abitavano quegli stessi luoghi.