Un matematico sviluppa un pesticida naturale in grado di proteggere le piante senza uccidere le api
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Ci interroghiamo spesso sulla qualità e la provenienza dei cibi che quotidianamente mettiamo sulla nostra tavola.
Ciò che mangiamo fa parte di noi: tanto più sarà salutare, tanto meglio staremo noi. In questo, l'utilizzo di pesticidi e concimi potenzialmente dannosi in agricoltura rappresenta un problema fondamentale da risolvere.
Per far crescere le piante in modo sano e libero da parassiti, è frequente cospargerle di sostanze chimiche che le proteggano. Ma quali sono le conseguenze di queste pratiche?
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Utilizzare pesticidi e agenti chimici per rendere frutta e verdura "perfette" lascia tracce pericolose, da non sottovalutare. Le sostanze in questione possono infatti danneggiare pesantemente terreni, acque, animali e insetti che si posano sulle piante trattate.
Da anni si cercano soluzioni alternative e più sostenibili. Di recente, tuttavia, ha suscitato particolare interesse la ricerca condotta da Konstantin Blyuss, matematico dell'University of Sussex e pubblicata sulla rivista Frontiers in Plant Science.
Per salvaguardare l'ambiente circostante alle piante trattate con i pericolosi pesticidi, lo scienziato ha sperimentato l'utilizzo di batteri appositamente selezionati perché non tossici, ma prodotti dallo stesso terreno.
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Lasciare che sia la natura a difendersi da se stessa: questo il principio che sta alla base dello studio di Blyuss. I geni "protettori" vivono naturalmente nel terreno, non sono tossici e possono aiutare le piante a difendersi in maniera naturale.
La novità consiste nel selezionare questi microrganismi presenti in natura creando dei biostimolanti in grado di uccidere i nematodi, vermi minuscoli in grado di arrecare danni pesantissimi alle coltivazioni.
Tramite l'interferenza dell'RNA si spegne la produzione delle proteine necessarie per la proliferazione e riproduzione di questi vermi e, attraverso i biostimolanti con i batteri "naturali" iniettati nel terreno, le piante hanno un'autodifesa fortissima già al loro interno.
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L'innovativa tecnica di protezione agricola sperimentata dallo studioso inglese consente quindi sia di migliorare le possibilità di sopravvivenza delle piante fino al 92% in più, sia, allo stesso tempo, di ridurre le infestazioni da nematodi fino all'83% rispetto alle coltivazioni tradizionali. Il tutto senza mettere a rischio api, uccelli, corsi d'acqua, terreni e tutto ciò che "interagisce" con le colture.
Un approccio rivoluzionario e alternativo, che fa ben sperare per il futuro. Attraverso progettazioni specifiche fatte al computer e previsioni matematiche dei risultati, Blyuss è riuscito a mettere a punto un sistema davvero innovativo che, se potenziato e utilizzato su larga scala, potrebbe davvero ridurre i rischi di avvelenamento nei nostri cibi.