Scoprono delle cellule staminali che "ricostruiscono" il cuore dopo un attacco cardiaco: ecco i dettagli della ricerca scientifica

di Giuseppe Varriale

26 Maggio 2019

Scoprono delle cellule staminali che "ricostruiscono" il cuore dopo un attacco cardiaco: ecco i dettagli della ricerca scientifica

Le malattie cardiovascolari sono tra le principali cause di invalidità nel mondo. Anche se prevedibili, poiché causate sia da fattori di rischio non modificabili (età, sesso, familiarità) che modificabili (abitudini alimentari, dipendenza da alcol e fumo, sedentarietà), non è sempre possibile evitarle.

Fino ad oggi, era impossibile ripristinare tutte le funzioni di un cuore colpito da infarto. Gli scienziati hanno, però, trovato il modo di "ringiovanire" un cuore malato.

via PNAS

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I ricercatori della Ichan School of Medicine at Mount Sinai hanno scoperto che alcune cellule staminali derivanti dalla placenta, note come cellule CDX2, sono capaci di "riparare"un cuore colpito da infarto. La sensazionale scoperta è stata pubblicata su Proceedings of National Academy of Sciences (PNAS).

Secondo le parole di Hina Chaudhry, professore associato alla Ichan School e coordinatrice della ricerca, la scoperta è di portata enorme. Le CDX2, infatti, non solo possono curare il cuore (e probabilmente tutti gli altri organi del corpo umano), ma vengono accettate dal sistema immunitario che, perciò, non le attacca né rigetta.

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Per giungere a questa scoperta, i ricercatori hanno lavorato con i topi. In un esperimento, ad alcuni topi è stato indotto un infarto. Le cavie utilizzate sono state poi divise in tre gruppi: il primo curato con una soluzione salina, il secondo con cellule staminali diverse da CDX2 e il terzo proprio con le CDX2. Dopo qualche tempo, sui topi è stata eseguita una risonanza magnetica la quale ha evidenziato un miglioramento solo nei topi trattati con le cellule staminali placentali.

Approfondendo la ricerca, Chaudhry ha scoperto che le CDX2 iniettate nei topi erano entrate in circolo e si spostavano verso la lesione cardiaca. Dopo circa tre mesi dal trattamento, esse avevano raggiunto il cuore malato e iniziato a formare nuovi vasi sanguigni e nuovi cardiomiociti (cellule striate del cuore che permettono la contrazione dell'organo), senza che il sistema immunitario intervenisse a combatterle.

La scoperta sembra davvero sensazionale ed indica una strada maestra verso la cura delle malattie più debilitanti de complesse dell'uomo.