La Malesia rispedisce indietro più di 3.000 tonnellate di rifiuti plastici ai Paesi d'origine
Come ormai sappiamo bene tutti, il problema dello smaltimento dei rifiuti è diventato di primaria importanza, e molte sono le soluzioni che si cerca di trovare per renderlo più sostenibile. Purtroppo non tutte sono efficaci e molti Paesi finiscono per creare una quantità immensa di spazzatura alla quale è difficile dare una collocazione.
Una delle soluzioni è spesso rappresentata dai canali illegali, cioè da quelle organizzazioni che vengono pagate per gestire il problema dei rifiuti ma poi semplicemente se ne liberano inviandoli nei Paesi più svantaggiati del pianeta.
via reuters.com
A tal proposito, durante il 2018 è avvenuto un fatto epocale: la Cina ha deciso di bloccare l'importazione dei rifiuti provenienti da ogni parte del pianeta destinati al riciclo o alla distruzione. Ciò ha paralizzato in un primo momento lo spostamento della spazzatura, ma ben presto le organizzazioni (legali ma soprattutto illegali) hanno trovato altre strade: portare i container in altri Paesi meno "rumorosi" della Cina, che potessero accettare passivamente questo infausto destino. Uno tra questi è la Malesia, che però – stando alle dichiarazioni delle autorità – ha deciso di non rassegnarsi a diventare la discarica dei Paesi più ricchi, iniziando una controffensiva.
Department of Foreign Affairs and Trade/Flickr
Dopo la chiusura delle rotte verso la Cina, verso la Malesia e gli altri Paesi in via di sviluppo sono stati dirottati centinaia di container contenenti cavi elettrici dal Regno Unito, cartoni del latte dall'Australia, pezzi di elettrodomestici di ogni tipo dagli USA, dal Canada, dal Giappone, dall'Arabia Saudita e da vari Paesi europei. Per fare un esempio, una singola compagnia inglese ha inviato in Malesia 55.000 tonnellate di rifiuti plastici in 2 anni, distribuite in oltre 1.000 container. Una situazione, come è facile capire, assolutamente insostenibile.
Per questo il ministro dell'ambiente Yeo Bee ha dichiarato che la Malesia non si limiterà a bloccare i rifiuti, ma verranno gradualmente rispedite indietro 3.300 tonnellate di rifiuti non riciclabili provenienti da Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia.
Che si tratti di sfruttamento della manodopera, di estrazione di risorse o di invio di rifiuti, purtroppo la storia è sempre la stessa: troppo spesso i Paesi più ricchi tendono ad utilizzare le zone più povere del pianeta come fossero terreni da sfruttare a piacimento. Ci auguriamo che il blocco imposto dalla Malesia, con le conseguenti spedizioni di rifiuti all'inverso, diano un segnale forte alle potenze mondiali: non possiamo più mettere la spazzatura sotto il tappeto, è ora di attuare delle strategie reali ed efficaci per produrne di meno e per riciclarne di più.