Entro il 2048 mari e oceani potrebbero essere completamente privi di pesci
Andare al mare piace quasi a tutti. Il sole, una bella spiaggia, un tramonto mozzafiato sono tutti elementi che rigenerano corpo e spirito.
Il mare, però, non è soltanto sinonimo di vita da spiaggia, vacanza e relax. Al suo interno ospita un vero e proprio mondo parallelo, fatto di creature da sempre utili all'uomo per il sostentamento e i commerci.
Bene, immaginate ora un futuro in cui dal mare si potrebbe pescare al massimo, malauguratamente, qualche rifiuto. Impossibile? Non proprio, visti gli allarmi che già da qualche tempo sono stati lanciati.
Entro il 2048 potrebbe non esserci più pesce nei mari e negli oceani. Un'ipotesi apocalittica, ma tristemente verosimile e dannosa non solo per la natura, ma anche per l'uomo, in cima alla catena alimentare.
Proprio la pesca sembra essere la causa a cui ricondurre questa emergenza. Certo, l'uomo ha sempre pescato per sostentarsi, ma mai come oggi i modi spregiudicati e senza regole con cui le creature marine vengono catturate stanno causando danni difficilmente riparabili.
Si parla di 2700 miliardi di pesci tirati fuori dai mari ogni anno. Molti di essi, per i motivi più disparati, vengono scartati e rigettati in acqua, privi di vita. Un sacrificio inutile e assurdo, a cui è destinato circa il 40% del pescato totale.
Pescare in maniera irrispettosa della fauna marina significa poi danneggiare le catene alimentari e causare problemi a molti animali che le popolano. Gli squali, ad esempio, si trovano praticamente privi di cibo, e ciò è fonte di squilibri irreversibili.
Se a questo scenario già di per sé poco confortante aggiungiamo i danni derivati dalle attività umane inquinanti e dalle enormi quantità di rifiuti prodotti ogni giorno dagli uomini, appare chiaro che le prospettive, per i pesci e non solo, siano tutt'altro che rosee.
Sembra proprio che l'uomo, in maniera spregiudicata, creda di poter continuare a comportarsi come vuole, e di essere padrone di vite e ambienti sul nostro Pianeta.
È il momento di comprendere che una visione del genere non può essere più tollerata, perché non mette a rischio soltanto animali ed ecosistemi, ma danneggia gli stessi uomini.
Non serve aspettare il 2048 per affrontare le conseguenze di ciò che facciamo oggi, ma è quanto mai urgente agire subito, in nome di un benessere collettivo troppo spesso sottovalutato.