Quest'uomo ha salvato la vita ad oltre 200 persone convincendole a non gettarsi dal ponte
Ci sono persone che a volte svolgono un mestiere che non si limita alle "semplici" mansioni assegnate. Da un incarico o una funzione all'apparenza scontata, ciò che fanno può essere positivo per gli altri come fosse un "lavoro nel lavoro". E chi si trova in questa posizione è di sicuro molto fortunato, perché può dire di aver raggiunto uno scopo importante nella vita.
La storia che vi raccontiamo qui è esemplare in questo senso. Ci racconta di un uomo che, senza particolari competenze o esperienze in merito, ha fatto del suo lavoro qualcosa di più, aiutando le persone ad andare avanti.
via The Guardian
Stiamo parlando di Kevin Briggs, sergente di pattuglia della California Highway in servizio presso il celebre Golden Gate Bridge, ponte simbolo di San Francisco, lungo quasi 3 km e alto 220 metri.
Un'opera viaria la cui immagine è riconoscibile dappertutto ma che, purtroppo, detiene un triste primato: è uno dei luoghi dove si compiono più suicidi al mondo. La sua altezza e il fatto che sovrasta le acque gelide della baia di San Francisco sono caratteristiche che lo rendono uno scenario frequente per i gesti estremi di chi ha scelto di farla finita.
I suicidi, ogni anno, sono molti, e Briggs, una volta assegnato alla zona, ha dovuto ben presto fare i conti con questo problema. Così, sul campo e giorno dopo giorno, Kevin ha imparato - senza alcun addestramento - cosa vuol dire trovarsi davanti a una persona che vuole mettere fine alla propria vita.
Un compito per niente facile, ma basato sempre sul fondamentale principio dell'ascolto. Kevin fa proprio questo: ascolta e tenta di entrare in empatia con chi ha scavalcato il parapetto del ponte. Dopo essersi presentato, Briggs parla un po' con loro, cerca di farsi spiegare i problemi e di mettersi nei loro panni.
In più di due decenni, le storie che Kevin ha ascoltato sono state davvero di tutti i tipi. Situazioni di disperazione assoluta, difficoltà economiche e familiari, malattia e rabbia: tutto ciò è stato pazientemente raccontato a Briggs, in piedi sopra a chi minacciava di buttarsi giù dal Golden Gate.
Spesso sono minuti e ore interminabili, ma quando l'altra persona decide di salire oltre la ringhiera e rimettere i piedi sul ponte, la gioia di chi ha contribuito a far trovare il coraggio necessario non può che essere enorme.
Ci vuole coraggio per tentare di gettarsi, ma ce ne vuole altrettanto per tornare sui propri passi e darsi una seconda possibilità. Quel coraggio, ad esempio, lo ha avuto Kevin Berthia, una delle oltre 200 persone salvate dal suicidio grazie alla pazienza e alla capacità di ascoltare del sergente Briggs.
Berthia e Briggs sono diventati amici, e la storia del giovane che voleva suicidarsi - come altre - è stata descritta nel libro che Briggs ha pubblicato, dal titolo Guardiano del Golden Gate: proteggere la linea tra speranza e disperazione, di cui Berthia ha scritto la postfazione.
Dopo il pensionamento, Kevin Briggs continua a dedicare il suo tempo ad aiutare le persone, cercando di dare qualche speranza anche se le situazioni, le ansie, i problemi quotidiani sembrano irrisolvibili. D'altronde, in questi casi, è davvero bello e utile sapere di poter contare su qualcuno che è lì, disposto ad ascoltare. Proprio come il "guardiano del Golden Gate".