Bambini e tecnologia: lo smartphone dà dipendenza come una sostanza stupefacente, affermano gli esperti
A volte certi paragoni possono lasciarci perplessi, o magari possono farci pensare a esagerazioni sensazionalistiche che mirano solo a "colpire" chi legge. Se vi dicessimo che l'uso eccessivo degli smartphone assomiglia da vicino alla dipendenza da droghe, probabilmente pensereste subito che stiamo esagerando.
Eppure non è così. A dimostrarlo sono diverse ricerche condotte da terapisti delle dipendenze, che si sono focalizzati sull'utilizzo smodato che oggi adolescenti e giovanissimi fanno dei dispositivi tecnologici sempre più diffusi. Vediamo nel dettaglio cosa hanno rivelato gli studi in questione.
via Independent
Basta guardarsi intorno per rendersi conto del costante e smodato utilizzo di smartphone e tablet da parte di giovani e giovanissimi. Spesso, i dispositivi "intelligenti" diventano dei veri e propri prolungamenti del corpo, dai quali è quasi impossibile staccarsi.
Notizie, social, web, messaggi, foto da postare e condividere sono azioni quotidiane talmente irrinunciabili che, una volta tolte, possono causare sintomi molto vicini a quelli dell'astinenza da droga o alcol. Smartphone come droga, dunque: parola della psicologa esperta di dipendenze Mandy Saligari.
A confermarlo è anche uno studio condotto da Jennifer Ihm, docente della Kwangwoon University in Corea. La ricercatrice ha coinvolto circa duemila ragazzi di 12 anni, analizzando i loro comportamenti giornalieri e chiedendo loro se avessero potuto rinunciare agli amati smartphone. Le risposte hanno confermato quanto era prevedibile: circa l'84% degli adolescenti ha ammesso che non sarebbe in grado di trascorrere una giornata senza il suo dispositivo.
La dipendenza da smartphone è una condizione di cui i giovani sono ben consapevoli, e che spesso non vivono come un problema. Per loro, al contrario, è una cosa normalissima. I rischi, però, ci sono, e sono reali. Non riuscire a fare a meno di questi dispositivi significa, secondo i ricercatori, che i giovani possono essere più a rischio di ansia, disturbi del sonno, insicurezza o depressione. E tutto questo ha inevitabili ricadute sul rendimento scolastico.
A confermare queste teorie è stata anche la ricerca pubblicata da Jean Twenge e Keith Campbell della San Diego State University, che hanno raccolto dati su circa 40mila bambini statunitensi, di età compresa fra 2 e 17 anni. I risultati hanno mostrato che il tempo trascorso su cellulari, social media e piattaforme video influenza il benessere emotivo dei giovani.
Più polemici, ansiosi e suscettibili e, allo stesso tempo, meno curiosi, convinti di avere già tutto a portata di mano dallo schermo del loro dispositivo. Sono rischi che i giovani corrono davvero e che, secondo i ricercatori, devono essere contrastati dai genitori, le uniche figure in grado di controllare ciò che fanno ogni giorno.
Come? Limitando l'utilizzo di smartphone e tablet, partendo anche da sé stessi. Padri e madri, infatti, non dovrebbero trascorrere ore incollati ai loro schermi, poiché ai figli sembrerà una cosa assolutamente normale. Porre un tetto di un'ora al giorno per i bambini sotto i 5 anni e a 2 ore per i giovani in età scolare sarebbe un altro buon traguardo da raggiungere.
Certo, può non essere semplice, ma di sicuro la salute psicofisica dei più piccoli ci guadagnerà. Solo così potranno comprendere che, fuori da schermi e realtà virtuali, esiste un mondo vero, da scoprire con curiosità.
Source:
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5680647/
- https://akademiai.com/doi/full/10.1556/2006.7.2018.48
- https://psycnet.apa.org/record/2018-02758-001