La catastrofe silenziosa dell'Artico: gli animali disperati si avvicinano agli uomini per sfuggire al fuoco
È un evento senza precedenti, quello che continua a interessare l'Artico da luglio 2019. Groenlandia, Siberia, Canada settentrionale e Alaska stanno bruciando, ed è sempre più difficile contenere le fiamme. Temperature oltre i 30 gradi, innalzamento ulteriore dei livelli di CO2, ghiacci che si sciolgono e milioni di ettari di foreste in fumo sono dati che descrivono una situazione davvero critica, che non può e non deve passare sotto silenzio.
Non si erano mai visti, in quelle zone, incendi di questa portata: raccontare e prendere coscienza di quanto sta accadendo è un primo passo utile per comprendere bene cosa sta succedendo al nostro ambiente. A fare le spese di questa catastrofe naturale, infatti, non sono solo piante, alberi e qualità dell'aria, ma siamo anche noi, insieme agli altri animali che popolano la natura.
I meravigliosi scenari naturali della Siberia sono ricchi di creature selvatiche altrettanto affascinanti. Volpi, orsi, cervi, cinghiali e lupi sono parte integrante di una natura che rischia di non essere più la stessa. Per fuggire alle fiamme e al fumo, gli animali dei boschi sono talmente disperati che fanno ciò che ognuno di noi farebbe in casi del genere: scappare.
Il problema è proprio questo, però: la massiccia estensione dei roghi rende talmente invivibili e pericolose le foreste artiche, che questi animali non hanno altra soluzione che allontanarsi fino a raggiungere centri abitati e strutture popolate da uomini. E questa è la sorte riservata ai più "fortunati", perché gli animali di taglia piccola spesso non riescono nemmeno a uscire dalle zone incendiate e finiscono per soffocare nel fumo.
Gli abitanti dei paesi che si trovano in prossimità delle aree verdi che bruciano raccontano di animali selvatici che escono allo scoperto sempre più di frequente. E le loro condizioni sono così precarie che gli uomini cercano di aiutarli, per quanto possibile e in ogni modo.
È il caso di un piccolo orso bruno denutrito e ustionato che, dopo un primo momento di diffidenza, non ha avuto altra scelta che accettare biscotti e acqua dalla gente del posto. Per non parlare di una famiglia di volpi che, a Ichedinsky, ha costruito la sua tana vicino agli uomini e alle loro attività, accanto a una strada fuori dal bosco, cosa totalmente opposta alle loro abitudini.
Le volpi, insieme alle linci e alle lepri, sono fra le specie che stanno risentendo di più dei roghi nell'Artico, specie se si sono riprodotte di recente. Le sorti peggiori in assoluto, però, toccano ai topi - che si rifugiano in buchi nel terreno - e ai ricci, i quali, per via della loro lentezza, spesso rimangono intrappolati tra le fiamme.
Tutto ciò senza contare che, per via della paura e della disperazione, gli animali selvatici possono assumere comportamenti aggressivi e diffidenti che, se sommati alla loro necessità di cibo e alla vicinanza con gli uomini, non gli rendono certo la vita facile.
In uno scenario del genere, che peggiora di giorno in giorno, occorrono soluzioni rapide ed efficaci per arginare una catastrofe in buona parte già compiuta. E non si tratta solo di provvedimenti a breve termine. Non sarà mai troppo presto per rendersi conto di quanto sia urgente cominciare a comportarsi diversamente con il clima e gli ecosistemi del nostro unico Pianeta. Prevenendo, anziché curando.