Luglio 2019 è stato il mese più caldo mai registrato nella storia
Magari per alcuni potrà quasi non essere più una notizia, ma di sicuro la catastrofe climatica in atto non è un problema che si può sottovalutare. Il clima del nostro Pianeta sta cambiando, e gli effetti di questo mutamento sono ormai sotto gli occhi di tutti: è quanto mai necessario rendersi conto che non si tratta solo di "allarmismi".
Per comprendere al meglio quanto sia critica la situazione, del resto, basta considerare i dati sulle temperature descritti nel Rapporto sul clima globale dell'Agenzia federale statunitense NOAA, Amministrazione nazionale oceanica e atmosferica.
Il documento redatto dall'Ente americano, che si occupa da circa mezzo secolo di studi climatici, non lascia spazio alle interpretazioni: luglio 2019 è stato il mese più caldo mai registrato nella storia. Le temperature, nel Circolo Polare Artico, hanno raggiunto valori incredibilmente alti, superando quelli record toccati nel 2016.
La temperatura di una remota stazione meteorologica della Svezia settentrionale, situata proprio al confine sud del Circolo, nel pomeriggio di venerdì 26 luglio 2019 è schizzata in alto fino alla cifra di 34,8 gradi centigradi. Non occorre essere scienziati o climatologi esperti per comprendere che si tratta di un'anomalia, un segno evidente di qualcosa che non va.
Se a questi valori decisamente poco polari, poi, sommiamo i 32 gradi raggiunti ad Anchorage (Alaska) e i 35,6 di Saltdal (Norvegia), ci renderemo conto che la situazione sta arrivando davvero a livelli non più sostenibili.
E se questi dati non sono ancora sufficienti, è utile paragonare le temperature descritte dal Rapporto NOAA a quelle più alte raggiunte dalla città di New York: nella metropoli statunitense, a luglio 2019 la colonnina di mercurio è arrivata a un massimo di 35 gradi.
Nel Rapporto si legge anche che un notevole ruolo negativo, in questa situazione, è stato giocato dagli incendi che stanno devastando, come mai era accaduto prima, intere aree dell'Artico, dalla Siberia all'Alaska, coprendo con una spessa coltre di fumo migliaia di chilometri di terre ghiacciate. Tutto ciò, ovviamente, avviene mentre continuiamo a perdere ghiaccio: solo in Groenlandia, dal 30 luglio al 3 agosto 2019, se ne sono sciolte circa 55 miliardi di tonnellate.
La situazione è davvero a un punto da cui sarà molto difficile tornare indietro. Gli impatti umani sugli ecosistemi, l'ambiente e gli equilibri fragili della Terra, già dalla metà del Ventesimo secolo, hanno causato pesanti ripercussioni sul Pianeta. Tanto è vero che gli scienziati hanno definito l'epoca moderna "Antropocene", ossia il primo vero periodo geologico creato dall'uomo nella storia.
L'economia, i profitti, i commerci e le industrie, dunque, regolano a tutti gli effetti il presente e il futuro del mondo. E non si tratta di esagerazioni, pessimismi o allarmismi. Nonostante ci sia chi ancora nega o sottovaluta la gravità di quanto sta accadendo al nostro ambiente - l'unico di cui disponiamo -, dati e fatti parlano chiaro: il Pianeta sta cambiando, in peggio. Ognuno ha il dovere di rendersene conto, per dare una mano e sperare ancora di salvare qualcosa.
Source:
https://www.ncdc.noaa.gov/sotc/global/201907