In Artico nevica plastica: migliaia di particelle trovate anche nelle zone più remote
La plastica utilizzata e poi gettata via dagli umani sta arrivando a diffondersi ovunque. L'incuria nello smaltire gli oggetti di questo materiale, sempre più di uso comune, è purtroppo un dato di fatto. Sebbene la sensibilizzazione sul tema stia crescendo, c'è ancora molta strada da fare per evitare che l'ambiente si trasformi in un enorme deposito di plastica usata.
Negli ultimi decenni, la situazione è peggiorata, e non si tratta di sterili allarmismi. Magari non ce ne accorgiamo a prima vista, ma la plastica è ovunque, e inquina in maniera spesso difficilmente reversibile. Oltre alle vere e proprie "isole" negli oceani e alla plastica che finisce nello stomaco degli animali, c'è un altro fenomeno che, da un po' di tempo, sta avanzando in maniera preoccupante. Vediamo di cosa si tratta.
via BBC
Mine Tekman - Alfred Wegener Institute
Dopo le Montagne Rocciose, anche negli ambienti artici più freddi e remoti dell'emisfero settentrionale sono apparse decine di migliaia di particelle di microplastiche. Lo ha riferito la rivista Science Advances, che ha riportato quanto hanno documentato gli scienziati tedeschi dell'Istituto Alfred Wegener, importante Ente di ricerca marina.
La cosa che stupisce di più è come questa presenza inconsueta possa essere arrivata fra i ghiacci dell'Artico. Ebbene, la risposta è che la plastica arriva a terra trasportata dall'acqua piovana. Proprio così: la pioggia è in grado di far muovere le particelle su distanze lunghissime, spesso difficilmente immaginabili.
La neve caduta in Artico, stando a quanto hanno scoperto gli studiosi, conteneva oltre 14mila particelle plastiche per litro e, stando alle analisi, la "salute" delle precipitazioni sarebbe ben peggiore nelle zone più meridionali d'Europa. Ad esempio, in Baviera, si sono contate fino a 154mila particelle di plastica nella neve caduta.
Gomma, vernici e altro materiale: le analisi hanno evidenziato tracce di queste materie nelle microplastiche. Sono dati indubbiamente preoccupanti, e che devono spingere ognuno a riflettere. Non è ancora chiara l'origine di questi materiali. Pneumatici, vernici, cosmetici, indumenti sintetici: sono molte le cose in grado di "volatilizzarsi" in aria nel modo descritto dai ricercatori.
Una cosa è certa: siamo in grado di produrre "fonti" che immettono nell'aria particelle trasportate e poi rigettate a terra da pioggia e neve e, se sono così numerose, vuol dire che c'è qualcosa che non va nelle nostre attività, nei nostri modi di produrre e smaltire, senza salvaguardare l'ambiente.
È proprio in direzione di un'attenzione sempre maggiore a tutto quello che facciamo che dovremmo procedere, onde evitare di ritrovarci in un Pianeta reso sempre più sofferente e inospitale dalla nostra stessa incuria.
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