Grazie a queste protesi bioniche, pazienti amputati da tempo sono tornati a sentire nuovamente le loro gambe
Una sperimentazione unica al mondo, durata 3 mesi, su due pazienti a cui era stata amputata una gamba da tempo, ha dato risultati stupefacenti. Il grande successo è merito di una ricerca internazionale coordinata dal Politecnico federale di Zurigo (Eth) con il contributo di Silvestro Micera della Scuola Sant'Anna di Pisa e del Politecnico di Losanna (Epfl). Grazie all'impianto di protesi bioniche, i pazienti in questione hanno potuto sentire nuovamente la propria gamba e hanno finalmente riacquistato il contatto con il suolo, migliorando anche la camminata, con una sensibile diminuzione del dolore "da arto fantasma".
via Nature Medicine
ETH Zurich / Stanisa Raspopovic
In passato, c'era già stata una simile sperimentazione per quanto riguarda la mano e, come spiega Silvestro Micera, ora è stato applicato agli arti inferiori quello che già era stato fatto con la mano bionica dotata di tatto. In questo caso i pazienti avevano un'amputazione della gamba sopra il ginocchio, una lesione importante e, anche con la protesi, facevano fatica a camminare. Grazie a degli elettrodi impiantati nel nervo e collegati ad una soletta nel piede e al ginocchio, è possibile trasformare gli stimoli sensoriali in informazioni che consentono ai pazienti di ridurre il dolore, ma anche di camminare più velocemente.
Le persone che usano una protesi devono affrontare delle difficoltà non indifferenti, come il fatto di non saper mai bene come si cammina correttamente con una protesi e su che tipo di terreno stanno camminando. Per questo, una semplice passeggiata su ciottoli o sabbia può rivelarsi estenuante. Per non parlare poi del dolore da arto fantasma, che uno dei due protagonisti della ricerca descrive accuratamente in questo modo: "L’alluce che non ho, fa male. Alluce, piede, tallone, caviglia, polpaccio: fanno tutti male, e io nemmeno ce li ho più".
Stanisa Raspopovic, professore dell'Istituto di robotica e sistemi intelligenti al Politecnico federale di Zurigo (Eth), ha spiegato come questo studio mostri "quanto sia utile per la salute degli amputati di gamba avere una protesi che lavora con impianti neurali per ripristinare il feedback sensoriale". Lo studio dimostra ancora una volta le enormi potenzialità della stimolazione intraneurale, l'impatto clinico sui pazienti è evidente: percepiscono la protesi in modo più naturale, quasi come se fosse una parte del corpo, e la usano meglio: nei test sono riusciti a camminare più velocemente consumando meno ossigeno, dunque faticando meno.