Pioppi mangia-plastica: secondo questa ricerca, le radici assorbono gli ftalati e aiutano a combattere l'inquinamento

di Marta Mastrogiovanni

30 Settembre 2019

Pioppi mangia-plastica: secondo questa ricerca, le radici assorbono gli ftalati e aiutano a combattere l'inquinamento

La plastica è ovunque e, si sa, è altamente inquinante e nociva per l'ambiente. Una ricerca, però, ha dimostrato come proprio dall'ambiente arrivi una risposta rassicurante per risolvere parzialmente il problema: a quanto pare, alcuni alberi, i pioppi nello specifico, sono ghiotti di ftalati, composti chimici diffusissimi, ― nocivi sia per l'ambiente che per l'uomo ― che vengono utilizzati per la produzione di plastica. La specie Populus alba Villafranca è, in particolare, quella che si nutre maggiormente di questi composti chimici.

via Springer

Public Domain Pictures

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Gli ftalati sono dei composti ampiamente utilizzati per produrre smalto per unghie, vernici, adesivi e molti altri prodotti, e serve, inoltre, per ammorbidire ulteriormente il PVC e renderlo più flessibile. Essendo sostanze volatili, si diffondono rapidamente un po' ovunque ― anche in luoghi piuttosto remoti ― e su lunghe distanze. Una ricerca condotta dai ricercatori dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, in collaborazione con l’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa, hanno dimostrato come i pioppi, più di altre piante, assorbano in grandi quantità questi ftalati, aiutando incredibilmente nell'operazione di smaltimento. 

Secondo i ricercatori, sarebbero le radici dei pioppi ad assorbire e a smaltire gli ftalati. Mettendo a confronto le radici dei pioppi con altre radici di piante comuni esposte al diottilftalato per 21 giorni ― un composto contenuto negli ftalati che ha effetti nocivi sul sistema endocrino e che, proprio per questo, è stato bandito nella produzione di giochi per bambini ― è stata riscontrata l'incredibile azione dei pioppi.

Pexels

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L'assorbimento degli ftalati non sembra provocare danni incisivi ai pioppi, che potrebbero quindi essere utilizzati come risorsa naturale per combattere l'inquinamento dovuto a queste sostanze.