Questi ricercatori riutilizzano la plastica monouso per produrre protesi robuste e a basso costo
Ogni anno, le stime delle Nazioni Unite riportano dati allarmanti legati all'inquinamento plastico: circa 13 milioni di tonnellate di materie plastiche si riversano nei nostri oceani, gran parte delle quali vengono trasportate da fiumi e corsi d'acqua. Il WWF stima che l'80% di questo inquinamento provenga dall'uomo. Alcuni ricercatori della De Montfort University, a Leicester, nel Regno Unito, stanno portando avanti un progetto che, allo stesso tempo, combatte l'inquinamento e migliora la vita dei pazienti con arti amputati: protesi leggerissime, ricavate dalla plastica di scarto.
Il dott. Karthikeyan Kandan, professore di ingegneria meccanica presso la DMU, ha scoperto di poter "macinare" le bottiglie di plastica, in modo da poter riutilizzare il materiale granulato. A partire dal materiale granulato, infatti, è possibile ottenere dei filati in poliestere che vengono riscaldati per produrre un materiale leggero e robusto, che può essere facilmente modellato in arti artificiali. In particolare, i ricercatori dell'Università hanno creato la prima protesi di un arto inferiore.
"Il riciclo della plastica monouso e l'offerta di protesi a prezzi accessibili sono due grandi questioni globali che dobbiamo affrontare. Volevamo sviluppare un arto protesico che fosse economico ma, allo stesso tempo, confortevole e durevole per i pazienti amputati", ha spiegato il dott. Kandan.
Il dott. Kandan ha collaborato con una delle più grandi organizzazioni del mondo che lavorano per fornire ai disabili le protesi, il Bhagwan Mahaveer Viklang Sahayata Samiti, insieme ad esperti del Malaviya National Institute of Technology, entrambi con sede a Jaipur, in India. È proprio in India che sono state testate per la prima volta le nuove protesi, in vista di test su larga scala in diversi Paesi.
Attualmente, sono stati ideati due prototipi di arti protesici disponibili: un modello ad alte prestazioni, ad alto costo, e un modello a basso costo, di qualità inferiore e meno durevole. I ricercatori sostengono che le protesi in plastica riciclata potrebbero rappresentare il giusto compromesso tra una protesi robusta e di buona qualità, ed un prezzo accessibile. Inoltre, è probabile che i maggiori beneficiari siano persone amputate residenti in Paesi in via di sviluppo: "Ci sono così tante persone in quei Paesi in via di sviluppo che trarrebbero davvero beneficio da arti artificiali di qualità, ma sfortunatamente non possono permetterseli", ha spiegato il dott. Kandan. "Lo scopo di questo progetto era identificare materiali più economici, che potrebbero essere usati per aiutare queste persone. Ed è proprio ciò che abbiamo fatto".