Nessun furto se si salvano gli animali dai maltrattamenti: annullate le condanne agli animalisti di Green Hill
Quella dell'allevamento Green Hill, dove fino al 2012 si tenevano in prigionia oltre 2600 cani beagle sottoposti a maltrattamenti e sperimentazioni, è una vicenda giudiziaria che in Italia ha sollevato non poche attenzioni.
Nell'aprile di quell'anno, infatti, un gruppo di 12 animalisti era riuscito a far irruzione in quella struttura degli orrori situata a Montichiari, in provincia di Brescia, per sottrarre e portare in salvo più di 60 cagnolini detenuti al suo interno.
In seguito a questo episodio, il centro fu sequestrato, i gestori condannati per abusi su animali e le autorità giudiziarie, supportate da diverse associazioni animaliste, riuscirono a portare fuori da Green Hill tutti gli animali maltrattati e imprigionati, che trovarono nuove, felici sistemazioni. Nonostante avessero compiuto un gesto encomiabile e volto a un nobile scopo, però, gli attivisti furono accusati di furto e condannati come colpevoli dal Tribunale di Brescia nel 2015, con una sentenza confermata tre anni dopo.
via Il Secolo XIX
Il ricorso in Cassazione, tuttavia, ha ribaltato di netto i pronunciamenti della giustizia sul conto degli animalisti. Con una nuova sentenza, l'organo al vertice della giurisdizione italiana ha annullato la condanna, stabilendo che quanto fatto dagli attivisti non è assolutamente equiparabile a un normale furto, come era stato deciso in precedenza.
Comitato Montichiari contro Green Hill/Facebook
Un furto, infatti, è un atto criminale che porta vantaggio a chi lo commette. In questo caso, di vantaggi, per gli animalisti, non ce ne sono stati, data la natura di pietà e umanità del gesto, volto invece a portare benefici a delle creature indifese e maltrattate. Chi ha fatto irruzione nell'allevamento-prigione del bresciano, secondo quanto stabilito dalla Cassazione, non si è impossessato indebitamente dei cani, ma ha agito per il loro benessere.
Comitato Montichiari contro Green Hill/Facebook
Nessun tornaconto, nessun furto, ma solo un atto - sicuramente esemplare ed energico - di tutela e protezione nei confronti di vittime senzienti. In attesa del pronunciamento definitivo della Corte d'appello, si può di sicuro affermare che questa notizia rappresenta una bella e simbolica vittoria contro pratiche e soprusi che, purtroppo, sono molto più frequenti di quanto pensiamo.