Le uve di Aglianico e Falanghina contengono sostanze utili a combattere il cancro: lo confermano Enea e Cnr
Che il vino, ovviamente assunto nelle giuste quantità, fosse un buon alleato per la nostra salute, è un fatto piuttosto noto. Negli anni, si sono susseguiti diversi studi che hanno insistito sui benefici dei polifenoli in esso contenuti come antiossidanti naturali. Altre ricerche, al contrario, hanno ridimensionato questo effetto positivo.
Insomma: il vino, specie quello rosso, è da sempre al centro dell'attenzione della ricerca scientifica. Che sia più o meno benefico per proteggerci da patologie gravi, sappiamo per certo che non si tratta certo di una bevanda da evitare del tutto.
Il recente studio di cui stiamo per parlarvi, a questo proposito, si è soffermato su Aglianico e Falanghina, due varietà di uve celebri in Italia e non solo, e ne ha svelato nuove e interessanti caratteristiche che potrebbero contribuire, ancora una volta, a rivalutare il ruolo del prezioso nettare. Vediamo di cosa si tratta.
via Repubblica
Emanuela mastrodomenico/Wikimedia
Enea, Cnr e Università Federico II di Napoli hanno condotto la ricerca in questione, pubblicata dal Journal of Functional Foods. A quali conclusioni sono giunti? Secondo gli scienziati, alcune molecole contenute nei semi degli acini delle uve di Aglianico e Falanghina sarebbero in grado di bloccare la crescita delle cellule di mesotelioma, ossia di un tumore piuttosto grave, e potrebbero, allo stesso tempo, favorire l'efficacia della chemioterapia.
Le viti, originarie della Campania, danno vita a due varietà di vino tra le più famose e apprezzate, che ora, oltre al gusto, potrebbero avere anche un risvolto salutare e benefico. Il mesotelioma, in questo quadro, rientra tra le patologie tumorali più difficili da curare, poiché possiede un'elevata chemio-resistenza, che spesso pregiudica l'efficacia dei farmaci pensati per combatterlo.
I nuovi approcci terapeutici sperimentati dalle ricerche in questione, allora, stanno insistendo proprio sull'impiego di sostanze estratte e derivate dai vinaccioli, combinate poi con i farmaci per la chemio. Aglianico e Falanghina, così, potrebbero rappresentare un'innovativo supporto alle terapie tradizionali, considerando proprio che da queste uve si possono estrarre elementi in grado di indurre il decesso delle cellule maligne.
Insomma, gli esperti di Enea, Cnr e Università Federico II concordano nel ritenere i due vini degli alleati originali e soprattutto naturali per dare una mano ai farmaci proprio lì dove non possono arrivare. Una notizia positiva, che ci auguriamo possa essere messa a frutto per intervenire concretamente nella lotta a patologie gravi e invalidanti.