Questo nuovo dispositivo può "riparare" un fegato e tenerlo in vita per 7 giorni fuori dal corpo umano

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di Lorenzo Mattia Nespoli

17 Gennaio 2020

Questo nuovo dispositivo può "riparare" un fegato e tenerlo in vita per 7 giorni fuori dal corpo umano

Le patologie legate al fegato sono purtroppo fra le più comuni al mondo. Nei soli Stati Uniti, sono circa 17mila le persone in attesa di un trapianto di quest'organo. Lesioni, malattie o trattamenti, infatti, sono alla base di problemi la cui soluzione spesso è solo quella di procedere con un intervento drastico e salvavita.

Un nuovo macchinario presentato dai ricercatori dell'Ospedale Universitario di Zurigo, ETH di Zurigo, Wyss di Zurigo e dell'Università di Zurigo, tuttavia, potrebbe rivoluzionare il campo della medicina dei trapianti, aprendo a nuove e importanti prospettive.

via Nature Biotechnology

Pfree2014/Wikimedia

Pfree2014/Wikimedia

Si tratta di un apparecchio in grado di riparare i fegati umani malati e di mantenerli in vita fuori dal corpo umano per circa una settimana. Il grande passo avanti risiede proprio in questo: finora questi organi donati potevano sopravvivere soltanto per poche ore. Il dispositivo messo a punto e presentato in Svizzera, però, aumenta di circa 7 volte il limite di resistenza dei fegati al di fuori del corpo.

Come? Imitando le condizioni di vita reale e l'ambiente dove il fegato risiede proprio all'interno del nostro corpo. Collegando l'organo alla macchina, l'apparecchio è in grado di replicare le funzioni del corpo centrale tramite un complesso sistema di perfusione. Il dispositivo è poi in grado di riparare una lesione preesistente sul fegato, pulire i depositi di grasso e persino rigenerare parzialmente i tessuti.

Database Center for Life Science/Wikimedia

Database Center for Life Science/Wikimedia

Gli scienziati hanno sottoposto a questo speciale "trattamento" dei fegati umani ritenuti non idonei al trapianto, e 6 su 10 sono tornati a una piena funzionalità nel giro di pochi giorni.

Nonostante nessuno degli organi in questione sia stato ancora trapiantato in un essere umano vivente, i ricercatori si sono detti fiduciosi nella buona riuscita di questo prossimo obiettivo. Lo studio, così come il macchinario e le possibilità che offre, sono di sicuro interessanti e colmi di ottime speranze. Non resta che augurarsi che possano presto trovare un'applicazione pratica per cominciare a salvare vite umane.