Coronavirus: negli Usa uno speciale robot aiuta i medici a curare un uomo contagiato
Medicina e tecnologia, rispetto a qualche anno fa, sono oggi strettamente legate e hanno compiuto grandi passi avanti per permettere di curare e risolvere patologie che prima erano considerate molto rischiose.
Con l'intelligenza artificiale e la robotica la vita di molti pazienti è cambiata, e per i medici è possibile gestire emergenze e operazioni delicate in modo più semplice e sicuro. Proprio come nel caso dell'epidemia di Coronavirus originatasi nella città cinese di Wuhan: uno speciale robot è stato messo a punto e utilizzato per trattare un paziente statunitense che lo ha contratto.
via CNN
Il paziente in questione è un uomo di circa 30 anni a cui è stato diagnosticato il Coronavirus dopo che ha fatto ritorno a Seattle da un viaggio nella città di Wuhan. Una volta a casa, dopo qualche giorno ha cominciato a mostrare i sintomi della malattia, che in seguito sono stati confermati appartenere al virus di origini cinesi.
Il personale medico che ha gestito il caso del trentenne, così, ha deciso di mettere in pratica ciò che la tecnologia ha reso disponibile per proteggere chi si trova a contatto con l'uomo. Come? Attraverso uno speciale robot-medico, che incarna e svolge la maggior parte delle mansioni che un dottore o un infermiere sono tenuti a effettuare in situazioni del genere.
Dotato di uno stetoscopio, il robot è in grado di registrare i parametri vitali del paziente e di comunicarli poi ai medici in carne e ossa, che non si trovano nella stessa stanza, ma osservano tutto attraverso uno schermo. Così facendo, si riducono al minimo i contatti tra la persona contagiata e chi lo assiste. Il robot, infatti, è comandato a distanza e può essere spostato nei modi che i medici ritengono più opportuni per comunicare e sorvegliare il paziente in isolamento.
Certo, magari per alcuni versi questo potrà sembrare un modo piuttosto impersonale di trattare con un paziente, ma di sicuro questo robot è un ritrovato molto utile per ridurre il più possibile i rischi di contagio. I passi avanti, in questo senso, sono molti, e i medici sono fiduciosi che questi speciali "dottori artificiali" possano sempre più dare una mano a gestire e contenere situazioni di emergenza.