Un team di ricercatori ha sviluppato un dispositivo che può convertire le gocce di pioggia in elettricità
Ricavare energia da ciò che la natura ci mette a disposizione, senza intaccare le risorse non rinnovabili del Pianeta, è una delle maggiori sfide dei nostri tempi. In un momento storico in cui le attività umane e lo sfruttamento indiscriminato di ciò che sulla Terra si esaurisce mettono sempre più a rischio i fragili equilibri dei nostri ecosistemi, è quantomai urgente cercare soluzioni alternative, magari provenienti da elementi che non avremmo mai pensato potessero darci energia.
Le gocce di pioggia, ad esempio, rientrano fra questi. Un team di ingegneri della City University di Hong Kong si è domandato proprio se potessero tornare utili per generare elettricità. La risposta è stata un dispositivo che potrebbe rivelarsi una scoperta molto promettente.
via Nature
Trasformare la pioggia in elettricità, sulle prime, sembrerebbe una cosa improbabile. Non per i ricercatori orientali, però, che sono riusciti ad alimentare per un breve periodo di tempo 100 piccole lampadine a led grazie a una semplicissima goccia di pioggia.
Magia? No, scienza. In particolare, a riuscire a compiere una cosa del genere è stato un sofisticato generatore di elettricità chiamato DEG (Droplet-based Electricity Generator), basato - come suggerisce il nome - proprio sulle gocce d'acqua. La sua struttura a transistor a effetto di campo e i materiali di cui è composto riescono a convertire l'energia delle precipitazioni in elettricità, gestendo le cariche e rilasciandole, in un flusso di energia innescato proprio dalla pioggia.
I 140 volt generati durante i primi test non sono molti, è vero, ma rendono questo esperimento decisamente promettente, soprattutto in relazione ai numerosi tentativi già intrapresi in passato per generare elettricità partendo dalla pioggia. La sfida vera, ora, sarà proprio trovare un modo per rendere il generatore DEG adatto ad applicazioni pratiche nelle abitazioni o in altri contesti "reali".
A questo proposito, gli scienziati che lo hanno sviluppato, pubblicando gli esiti di test e ricerche sulla rivista Nature, si sono detti fiduciosi. Chissà se, in un futuro non troppo lontano, potremo dare una mano al Pianeta alimentandoci anche con l'acqua che scende dal cielo...