Il Coronavirus ha ridotto le emissioni di CO2 della Cina di 100 milioni di tonnellate metriche
Anche nelle situazioni e nei contesti più seri e problematici, bisogna sempre vedere il lato positivo, o se meglio volete, il bicchiere mezzo pieno. Prendiamo ad esempio la diffusione del Coronavirus nato nella provincia di Hubei in Cina, e che nei primi mesi del 2020 ha allertato la popolazione non soltanto della nazione asiatica ma anche del mondo intero. Nonostante la grave emergenza sanitaria, il Coronavirus allo stesso tempo sta significativamente abbattendo il numero di emissioni di CO2 in Cina.
via TIME
In poche parole, uno degli effetti del Coronavirus sull'economia e l'industria cinese è quello secondo il quale l'emergenza sanitaria ha costretto le fabbriche del paese a non superare la produttività del 30% rispetto al ritmo generale, a cui si aggiunge anche il dato per cui il traffico dei mezzi di trasporto pubblici e privati è pressoché azzerato o ridotto al minimo in concomitanza con i festeggiamenti del Capodanno lunare.
L'effetto indiretto si è risolto in una riduzione delle emissioni di CO2 in Cina pari a 100 milioni di tonnellate metriche, un numero che si avvicina paradossalmente a quello del Cile in un anno intero.
Questa netta riduzione dell'emissioni di CO2 nell'aria della nazione cinese però non potrà essere a beneficio della maggior parte della popolazione, visto che le norme di quarantena severissime hanno assunto sempre più le forme di un vero e proprio coprifuoco assoluto per evitare di diffondere il Coronavirus ulteriormente.
Quindi, ci è voluta una pandemia per rendere, seppur solo temporaneamente ed indirettamente, la Cina una nazione "sensibile"alle spinte green dell'ambiente?