Coronavirus, muore un 15enne di una remota tribù dell'Amazzonia: a rischio il futuro dei popoli indigeni
Il Coronavirus ha raggiunto anche le zone più remote del Pianeta e rischia di diventare una piaga incontrollabile per tutte quelle popolazioni indigene che per centinaia di anni hanno continuato a vivere in isolamento. Ad aprire verso questa nuova stagione di terrore, è la notizia della morte di un giovane quindicenne appartenente alla popolazione indigena degli Yanomami, una grande tribù del Brasile che popola le foreste pluviali e i monti al confine tra il Brasile settentrionale e il Venezuela meridionale.
via The Guardian
Alvanei Xirixana era un ragazzo di 15 anni ― uno Yanomami di Rehebe, un villaggio situato nella zona del fiume Uraricoera. Il giovane si era ammalato di Covid-19 ed aveva trascorso qualche giorno ricoverato in terapia intensiva prima di spegnersi del tutto. Nonostante la causa della morte non sia stata rivelata dal ministero della Salute brasiliano, si tratta comunque di un primo caso accertato di Coronavirus fra gli indigeni. La domanda sorge spontanea: in una zona così remota ed isolata, come si è contagiato il ragazzo? La risposta è altrettanto semplice e pensiamo che debba suscitare non poca rabbia nell'animo degli Yanomami.
Nella zona in cui viveva il giovane indigeno vi sono decine e decine di accampamenti minerari non autorizzati: i minatori si introducono illegalmente nel territorio degli indigeni, quotidianamente, per procedere con le estrazioni. Si presume che il ragazzo sia stato contagiato proprio da uno di questi minatori; al momento sono già state isolate una settantina di persone e si sta procedendo a mettere in quarantena anche i familiari del ragazzo che, a questo punto, potrebbero già essere stati contagiati.
Al ministero della Salute brasiliano c'è molta preoccupazione per la salute degli indigeni, visto che molti di essi vivono in zone isolate, senza ospedali o strutture sanitarie nelle vicinanze.