Il buco dell'ozono artico si è richiuso: era il più grande mai rilevato al Polo Nord
Sebbene la pandemia dovuta al Covid-19 stia in un certo senso giovando al nostro Pianeta, la notizia della chiusura del più grande buco dell'ozono mai rilevato al Polo Nord non ha nulla a che vedere con la diminuzione dell'inquinamento e con la minore presenza umana di questi ultimi mesi, dovuta alle misure restrittive adottate dai governi. Si tratta di un evento da record senza precedenti, dicono gli scienziati; il buco non tornerà ad aprirsi. Il motivo per cui si è reso possibile un evento del genere è da ricercarsi nell'ondata di calore anomala che si è verificata al Polo Nord verso le ultime settimane di aprile 2020. Le temperature, in quei giorni, sono arrivate a 20°.
via Twitter / Copernicus ECMWF
Sembra paradossale, ma il più grande buco dell'ozono mai rilevato si è chiuso grazie al caldo ― a confermare la notizia è stato il Servizio di monitoraggio atmosferico della rete europea Copernicus. Gli scienziati sostengono che il buco non tornerà a riaprirsi durante questa stagione, nonostante il vortice polare si stia rafforzando in questi giorni a seguito dell'ondata di calore. Solitamente è al Polo Sud che avviene questo tipo di fenomeno e non nell'Artico. Gli esperti hanno giustificato l'evento sostenendo che nel 2020 le correnti ad alta quota che mantengono l'aria fredda intorno all'Artico sono state molto forti e, reagendo con una concentrazione di più sostanze chimiche, hanno permesso la distruzione dell'ozono. Ecco perché ci siamo trovati di fronte ad un buco dell'ozono grande 3 volte la Groenlandia, al Polo Nord.
Copernicus Atmosphere Monitoring Service
Al momento è prematuro attribuire un simile evento ai cambiamenti climatici e lo stesso Antje Inness, scienziato del team Copernicus, ha affermato che al momento non si sa perché le dinamiche siano state così insolite durante questo inverno. Sicuramente, molti scienziati faranno studi di modellizzazione per scoprirne le ragioni e svelare questo mistero.