In Olanda c'è un villaggio per i malati di Alzheimer in cui i pazienti riescono a condurre una vita "normale"
L'Alzheimer è una condizione dolorosa sia per chi ne soffre, sia per chi vorrebbe aiutare e assistere la persona amata che ne è affetta. Quando i sintomi cominciano ad aggravarsi, diventa molto difficile riuscire ad accettare la malattia. I malati di Alzheimer, di solito, non riescono a condurre una vita autonoma e hanno costantemente bisogno di essere controllati. In Olanda è nata una casa di cura molto particolare, che mira a restituire libertà e dignità ad ogni paziente, oltre che a mitigare i sintomi della malattia. Si tratta del villaggio di Hogewey, una specie di "set cinematografico" in cui gli operatori sanitari impersonano i dipendenti del bar, del supermercato o dell'ufficio postale, e i pazienti hanno la sensazione di vivere una vita che si avvicini il più possibile alla normalità.
I pazienti sono costantemente monitorati da telecamere e operatori sanitari, 24 ore su 24, senza che essi se ne accorgano. Il villaggio è pensato soprattutto per i malati gravi di Alzheimer e per chi presenta una forte demenza senile. Si tratta di un progetto ideato originariamente da Yvonne van Amerongen, una donna che lavorava inizialmente come responsabile della qualità e dell'innovazione presso una casa di cura. Nel 1992 inizia a parlare del suo progetto con i dirigenti della casa di cura, nella speranza di realizzare una valida alternativa, più umana e amorevole, rispetto alle asettiche corsie di ospedale in cui i pazienti venivano ricoverati.
Ed è così che ha avuto inizio il villaggio di Hogewey. All'interno di questa speciale residenza per anziani malati di Alzheimer, sono ben 152 i pazienti tenuti sotto controllo da 250 medici e infermieri. Nel villaggio ci sonno 23 case, tutte arredate diversamente, in modo da rispecchiare i gusti e la storia pregressa di ogni anziano. Il fine è quello di stimolare la memoria dei pazienti, facendo ricordare loro gli ambienti in cui hanno vissuto prima di ammalarsi di Alzheimer.
I pazienti sono portati a condurre una vita "normale", per quanto, descritto in questo modo, il villaggio assomigli molto al set cinematografico di The Truman Show. Tutti gli operatori sanitari che operano all'interno del villaggio interpretano la loro parte come da copione, prendendo parte attiva alla terapia di ogni paziente. Andare a fare la spesa o rispondere a semplici domande come "Vuole lo zucchero nel caffè?" , infatti, costituiscono una terapia essenziale per i malati di Alzheimer. Anche se la domanda sarà sempre la stessa, ogni giorno, il paziente dovrà sforzarsi di rispondere e in quel preciso istante avrà esercitato la sua libertà di prendere un caffè con o senza zucchero.
Nonostante i risultati ottenuti, c'è chi critica Hogewey per una questione etica: quanto può essere giustificabile il fatto di "ingannare" delle persone malate di Alzheimer? In realtà, ad Hogewey non c'è nulla di falso, poiché all'interno del villaggio sono riproposte strutture ed eventi che si trovano in qualunque città "normale". Purtroppo queste realtà, nel mondo, sono davvero poche e assolutamente insufficienti a sostenere il numero elevatissimo di persone affette da demenza e Alzheimer.