Il veleno delle api riuscirebbe ad uccidere anche la forma più aggressiva del cancro al seno: il nuovo studio

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di Claudia Melucci

02 Settembre 2020

Il veleno delle api riuscirebbe ad uccidere anche la forma più aggressiva del cancro al seno: il nuovo studio

Dal mondo naturale potrebbe arrivare una nuova terapia per il tumore al seno, in particolare del tipo triplo negativo, un tumore particolarmente aggressivo. È stato pubblicato uno studio sulla prestigiosa rivista scientifica npj Precision Oncology che rivela come sia stato provato in laboratorio che il veleno delle api arresta la proliferazione delle cellule tumorali, senza interferire con le cellule sane.

Una scoperta che potrebbe apportare sostanziali modifiche al modo di curare il cancro al seno. 

via Nature

pixabay

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La dottoressa Ciara Duff, dell'Harry Perkins Institute of Medical Research e dell'Università dell'Australia occidentale, ha studiato il veleno prelevato da 312 api e bombi provenienti da Perth, dall'Irlanda e dall'Inghilterra, considerate le più sane sul pianeta. 

Da quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista npj Precision Oncology, il veleno riuscirebbe a distruggere diversi tipi di cancro alle mammelle, tra cui quello definito "triplo negativo", considerato il più aggressivo perché le cellule di questo tumore non possiedono sulla superficie né la proteina HER2, né i recettori per gli estrogeni e per i progestinici, rendendo molto difficile l'intervento specifico sulle cellule malate. 

Harry Perkins Institute of Medical Research

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La buona notizia è che il componente principale del veleno d'ape, la melittina, si può riprodurre in laboratorio ed è già stato visto che la versione sintetica mostra effetti ugualmente efficaci.

L'effetto che ha il veleno d'ape sul tumore alle mammelle è stupefacente: rapidamente riduce la produttività delle cellule malate, ma una quantità specifica di veleno d'ape sarebbe in grado di uccidere il 100% del tumore, senza intaccare le cellule sane. In soli 60 minuti la melittina riesce a distruggere completamente la membrana delle cellule cancerose, ma già dopo 20 minuti riesce ad alterare i messaggi chimici che le cellule malate usano per dividersi e moltiplicarsi. 

Lo studio dovrà procedere ora per comprendere quale sia il modo migliore di integrare la melittina nella terapia già in uso, ma la comunità scientifica è d'accordo nell'affermare che si tratta di una scoperta senza precedenti nell'ambito della cura del tumore al seno. Un'altra prova di come dalla natura provenga la medicina per i male che colpiscono l'essere umano.