Le donne afghane avranno finalmente il loro nome sui documenti: un piccolo-grande passo verso la parità
Ci sono vittorie e battaglie che, per chi è abituato a vivere in una società in cui i diritti fondamentali sono tutto sommato garantiti, sembrano a un primo sguardo incredibili, e riguardano cose che fortunatamente in molti e molte danno per scontate.
Pensate ad esempio ai vostri documenti: passaporti, patenti e carte d'identità sono tutti elementi che formalmente sanciscono l'esistenza di una persona in una determinata comunità. Bene: in un Paese come l'Afghanistan, per lungo tempo, le donne sono state definite soltanto in base ai loro rapporti di parentela con gli uomini di famiglia.
"Madre di", "figlia di", "cugina di" e così via: ufficialmente, nello Stato asiatico, una donna è definita in questo modo, di fatto privata del suo nome e del tutto dipendente dai parenti maschi più prossimi. Un dettaglio non da poco, che la dice lunga sui tabù che ancora oggi, nonostante le piccole conquiste ottenute di tanto in tanto, affliggono la società afghana e le donne che ne fanno parte.
Una situazione inaccettabile, che però sembra per fortuna destinata a cambiare. Per chiedere che sui documenti d'identità, finalmente, appaia il nome vero di una donna, sui social è nato il movimento #whereismyname?, un gruppo di attiviste che in breve tempo si è allargato molto.
«Si tratta di ripristinare il diritto più fondamentale e naturale delle donne, che viene loro negato. Stampando il suo nome, diamo alla donna più potere» ha detto Laleh Osmany, figura di spicco del movimento, che è riuscito a far approvare una modifica alla legge sul censimento. La norma è in attesa di approvazione, ma quanto ottenuto finora dalle donne di #whereismyname? rappresenta senza dubbio un passo importantissimo verso una parità dei generi in una società in cui persistono atteggiamenti patriarcali, arretrati e conservatori.