Un team di ricerca scopre per la prima volta tracce di microplastiche negli organi umani
Quello dell'inquinamento derivato dalla plastica è un problema ormai enorme, vivo e presente in tutto il mondo, un'emergenza sulla quale è opportuno che tutti prendano consapevolezza e intervengano nella maniera più adeguata, per scongiurare un futuro sempre più buio.
E non si tratta affatto di facili allarmismi o frasi fatte: la plastica sta davvero sommergendo il Pianeta, creando danni e arrivando anche dove proprio non dovrebbe trovarsi. A questo proposito, fa riflettere e di certo non rassicura quanto ha rivelato l'Arizona State University, nell'ambito di una ricerca sulle microplastiche e le nanoplastiche in relazione agli esseri umani.
via The Guardian
MichaelisScientists/WIkimedia - foto di archivio
Quando parliamo di microplastiche ci riferiamo a piccolissimi scarti di materie plastiche dal diametro inferiore a 0,1 mm; le nanoplastiche, invece, sono ancora più piccole, inferiori a 0,001 mm. Se, in un primo momento, potrebbe sembrare che questi frammenti non siano elementi di cui preoccuparsi, aspettate a dirlo, perché messe tutte insieme, arrivano a circondarci e a essere presenti intorno a noi molto più di quanto pensiamo.
Lo studio in questione, a questo proposito, ha confermato per la prima volta qualcosa di inquietante: le microplastiche non sono soltanto in ciò che beviamo, mangiamo, nell'aria che respiriamo o nei luoghi più remoti del mondo (dalle profondità oceaniche alle vette più alte) ma sono state trovate persino nei tessuti umani. Avete capito bene: persino i nostri organi vitali potrebbero presentare tracce di materiali del genere. Per arrivare a questa conclusione, gli scienziati hanno preso in esame 47 campioni di tessuti di organi umani, scoprendo che potevano rilevare particelle di microplastica in ognuno di essi.
«Sarebbe ingenuo creder che ci sia plastica ovunque ma non dentro di noi - ha spiegato Rolf Halden, un membro dell'equipe di ricerca - queste particelle sono rischiose per la salute e tramite la nostra piattaforma di ricerca potremo confrontare le esposizioni di organi e gruppi di persone alla plastica nel tempo e nello spazio». Bisfenolo A, polietilene tereftalato (PET), policarbonato, polietilene: tutto questo è stato rinvenuto nei tessuti umani analizzati e, vista l'enorme diffusione dei materiali, non è difficile crederlo.
Il cibo che mangiamo e l'aria che respiriamo sono i primi vettori che conducono le microplastiche fin dentro di noi. Di certo, non si tratta di una prospettiva rassicurante. Come per tutte le cose, tuttavia, è sempre bene ricordare che tutti, nel nostro piccolo, possiamo fare qualcosa per invertire questa tendenza potenzialmente molto pericolosa, evitando di compromettere ancora di più la nostra salute e il nostro futuro.