Siberia: una bolla di metano collassa sotto lo scioglimento del permafrost, si apre un cratere profondo 50 metri
Anche se a volte può sembrare che non sia così, gli effetti del cambiamento climatico, sul nostro Pianeta, sono molto più presenti e vivi di quanto pensiamo. Ce ne accorgiamo quando ci troviamo di fronte a fenomeni del tutto inaspettati e dalla portata enorme e sorprendente, che hanno semplicemente il potere di lasciarci interdetti, affascinati e spaventati allo stesso tempo.
Come nel caso dell'enorme cratere che si è aperto in Siberia, a seguito dell'esplosione di una bolla di gas metano, gonfiata e poi arrivata al collasso per via dello scioglimento del permafrost, lo strato di ghiaccio ormai non più tanto "permanente" e costantemente minacciato dal riscaldamento globale. Questo buco nel terreno è a dir poco spaventoso, e non è l'unico fenomeno del suo genere, cosa che contribuisce a rendere il tutto più preoccupante.
Pensate a una voragine nel terreno profonda 50 metri e derivata da un vero e proprio collasso di una "sacca" colma di gas metano - di cui la zona è particolarmente ricca - arrivata a scoppiare per via del cambiamento degli equilibri del territorio dove si trovava. È proprio quello che è stato scovato, fotografato e filmato da una troupe televisiva in volo sopra alla penisola di Yamal, in piena Tundra artica.
Lì dove si trovavano gas e terreno ghiacciato, ora c'è solo un enorme vuoto, come se all'improvviso una sorta di "vulcano" si fosse materializzato dal nulla, scavandosi nella terra. Ghiaccio e roccia, infatti, sono stati sbalzati a centinaia di metri dal cratere per via dell'esplosione che l'ha creato. Il ruolo giocato dal cambiamento climatico e dal riscaldamento globale sembra chiaro agli esperti, dato che fenomeni simili si sono già verificati in quelle zone, a seguito di periodi insolitamente caldi.
Si stima che questo sia il diciassettesimo cratere derivato da una bolla di metano scoperto in Siberia e, stando a quanto dichiarato, sarebbe il più grande mai scoperto. Un fenomeno continuativo e ben presente, dunque, che desta non poche preoccupazioni nel mondo scientifico. Il collasso del permafrost nelle zone artiche, infatti, è un chiaro segno di qualcosa che non va a livello climatico e che, a lungo andare, potrebbe mettere a serio rischio gli equilibri ambientali. Il rilascio di metano - gas serra molto più dannoso dell'anidride carbonica - può infatti aggravare ancora di più la nostra situazione.
Se consideriamo che gli studi hanno individuato migliaia di sacche di gas come quella che è collassata nella sola penisola di Yamal, non è difficile capire le enormi quantità di metano che potrebbero immettere nell'aria se dovessero collassare. Inutile nasconderlo ormai: la situazione è critica. Tocca a noi esseri umani, con buon senso e lungimiranza, cominciare a fare qualcosa di concreto per invertire questa tendenza catastrofica.