Encefalite letargica: la pandemia del sonno profondo di inizio 900 per cui ancora oggi non si conosce una cura
Chi di noi, a volte, non vorrebbe trovarsi nei panni di Biancaneve per dormire sonni beati e tranquilli? Tanti di noi potrebbero avere questa necessità, ma non tutti sanno che dormire per lunghi periodi di tempo non è solo un sogno irraggiungibile, bensì una vera e propria malattia.
Siamo, infatti, alla fine della Prima Guerra mondiale quando tra alcuni soldati inizia a farsi strada una patologia mai riscontrata fino a quel momento: l’encefalite letargica. Più comunemente chiamata "malattia del sonno", conduceva le persone in uno stato di sonno profondo e di confusione mentale, sintomi ai quali la medicina non riusciva - e non riesce tutt'oggi - a trovare una risposta.
via Oxford Academic - Brain, A Journal of Neurology
Dai reduci di guerra si passò a un contagio più capillare, con gran parte della popolazione europea e mondiale colpita da una vera e propria pandemia che lasciò dietro di sé decessi o sopravvissuti in condizioni debilitanti. Mentre la diffusione dell’encefalite diventava sempre più veloce e in molti non riuscivano a trovare una spiegazione, un neurologo viennese iniziò a farsi strada verso la conoscenza e la comprensione dei processi che caratterizzavano questa nuova patologia. Grazie a diverse autopsie svolte su alcuni pazienti affetti dalla malattia, Constantin Von Economo riuscì a inquadrarne alcune caratteristiche che illustrò in un articolo pubblicato nel 1917.
Il neurologo chiariva che la “malattia del sonno” iniziava a manifestarsi con forti dolori alla testa e malessere diffuso, per poi condurre il paziente in uno stato di sonno profondo. In alcuni casi era possibile risvegliare subito la persona contagiata; in altri la permanenza dello stato di “letargo” poteva persistere per settimane, giungendo in una sorta di stato comatoso.
Ad essere più colpiti dalla patologia furono i giovani tra i 15 ai 35 anni, nei quali si manifestavano sintomi molto simili a quelli di una semplice influenza. "Semplici" tossi o febbri li portavano a sottovalutare il problema e nella maggior parte dei casi a irreversibili danneggiamenti per la salute.
Nonostante ciò, un decennio dopo la pubblicazione dell’articolo di von Economo, l’encefalite iniziò a rallentare il suo corso, facendo sperare in una sua scomparsa. In realtà così non era, perché solo nel 1933 fu riscontrato in una giovane, Becky Howells, un nuovo caso. Fortunatamente la ragazza riuscì a uscirne salva, ma questa fu una nuova occasione di studio per un gruppo di specialisti con a capo il virologo John Oxford.
Quest’ultimo notando nei vari pazienti la presenza costante di infezioni alla gola, teorizzò che l’encefalite fosse da considerare come uno streptococco che, intrufolandosi nell’organismo, indeboliva completamente le difese immunitarie. Una volta raggiunto il cervello, si creavano dei danni tali che era quasi impossibile ritornare a una situazione di totale normalità.
Questi studi furono sicuramente di grande aiuto per comprendere e curare seppur in parte la patologia, ma purtroppo ancora oggi non è stato possibile creare una cura definitiva. Non resta che sperare che presto questo sonno letargico e pericoloso diventi solo un brutto ricordo di un passato medico poco conosciuto.