Lavorare 8 ore al giorno è "obsoleto": questa coach per la gestione dello stress propone le sue alternative
Il lavoro di 8 ore al giorno per 5 giorni a settimana è una realtà standard e consueta per moltissime persone in tutto il mondo. Probabilmente si tratta della "formula" più utilizzata negli impieghi in aziende o altre attività, anche se di sicuro non è esente da critiche e valutazioni non sempre positive.
Pensateci un attimo: 40 ore a settimana sono davvero un lasso di tempo lungo. È vero: ci sono le pause pranzo, ma per la vita privata, gli affetti e le sacrosante necessità personali rimane davvero poco. Senza contare il tempo degli spostamenti. Ecco perché molte persone che lavorano in questo modo si sentono insoddisfatte e credono di non aver mai tempo per fare tutto. Negli ultimi anni, sono tante le visioni alternative a questo sistema, convinte che una diversa divisione del tempo porti notevoli benefici sul lavoro. Qui vogliamo dare voce a Emily Ballesteros.
La ragazza, piuttosto conosciuta sui social media, attraverso il suo account TikTok ha raccontato la sua storia e le vicende che l'hanno portata a sperimentare quello che viene definito "burnout". Con questo termine si intende una forma di esaurimento emotivo, derivato proprio da una situazione lavorativa troppo pressante, che conduce quasi all'annullamento dei propri bisogni e della propria personalità.
"Lavoravo a tempo pieno - ha raccontato -, frequentavo un corso di studi ed ero pendolare da due a tre ore al giorno, trascorrevo tutto il mio tempo libero completando gli impegni universitari. Alla fine ho raggiunto il punto di rottura e ho deciso che avrei dovuto trovare una soluzione da sola"
Emily, così, è diventata "coach" nella gestione dello stress e delle situazioni lavorative eccessivamente pressanti, cosa che ha cominciato a darle le giuste soddisfazioni e una certa notorietà per aver aiutato le persone a migliorare la propria condizione. È vero: magari il suo era un caso al limite, ma ci sono davvero tante donne e tanti uomini che si sentono a dir poco sopraffatti dai loro impegni lavorativi, e spesso non riescono a gestire il carico emotivo che comportano.
Secondo la Ballesteros, infatti, la settimana lavorativa di 40 ore per 8 ore al giorno è oggi un modello del tutto "obsoleto", una gestione del lavoro che può portare facilmente alla rottura in termini emotivi. Senza contare che il tempo sottratto alle necessità personali e alla vita delle persone, in questo sistema, è davvero troppo.
A tutte le persone che le hanno chiesto quali soluzioni proponesse, la coach ha risposto con varie proposte. "Non esiste un rimedio unico, ma si devono cominciare a valutare alternative a questo modello, che risale ai tempi di Henry Ford, quando la vita e le interazioni sociali erano molto diverse. Si potrebbe pagare per il completamento di un compito invece che a ore, oppure si potrebbe adottare una divisione del tempo a 6 ore, che molti studi hanno dimostrato essere ugualmente produttiva, se non di più per le aziende".
Il tempo "ridotto", secondo questa ragazza, sarebbe più che sufficiente per garantire una maggiore concentrazione sui compiti da svolgere - ovviamente rapportando tutto ai singoli casi. In effetti una diversa suddivisione del tempo settimanale, per molte persone, significherebbe sentirsi più liberi di poter "vivere" la propria vita com'è giusto che sia. Lavorare, infatti, non dovrebbe essere il solo e unico fine delle nostre giornate, ma anche un modo per sostenersi e potersi dedicare a ciò che più ci piace.
Insomma: l'equilibrio giusto è sempre difficile da raggiungere, come in ogni cosa. Cominciare ad abbandonare i vecchi schemi e a mettere in pratica soluzioni alternative, però, è fattibile e potrebbe essere molto vantaggioso, sia per le aziende che per i loro dipendenti.