Desolata fuori, popolata sottoterra: in questa città australiana le persone vivono in una fitta rete di caverne
Quando si arriva nella cittadina australiana di Coober Pedy è molto facile rimanere stupiti dalla sua desolazione. Le poche strutture sparse e un clima piuttosto proibitivo sia d'estate che d'inverno danno l'impressione che questo posto sia uno di quei centri pressoché dimenticati dal mondo.
Eppure qui vivono circa 3.500 persone, delle quali circa 1.700 in pianta stabile, e appartenenti a ben 45 nazionalità diverse. Non solo: Coober Pedy è il maggior centro di estrazione mondiale di opale, minerale di cui il suo sottosuolo è ricchissimo. E allora com'è possibile che, da fuori, sembri quasi disabitata? La risposta è tanto scontata quanto incredibile: quasi tutti i suoi abitanti vivono... sottoterra!
Avete capito bene: se pensate a una città davvero unica al mondo, Coober Pedy lo è a pieno titolo. Questo centro sorge - si fa per dire - in una zona desertica dell'Australia meridionale, a 850 km da Adelaide, uno di quei luoghi per cui il Paese è famoso, e che risulterebbero difficili da concepire per chi è nato e vissuto in aree densamente popolate.
Clima torrido d'estate e rigidissimo d'inverno, isolamento geografico, ma grandissima ricchezza mineraria. Il preziosissimo opale - prodotto nel mondo per il 97% proprio in Australia - è ciò che rende speciale questo posto. Così gli uomini che dagli inizi del Novecento hanno cominciato ad estrarlo e lavorarlo non hanno avuto altra alternativa che rifugiarsi nel sottosuolo per sopravvivere.
Considerando il caldo che fa qui, è molto difficile credere che Coober Pedy, 150 milioni di anni fa, si trovava sul fondo di un enorme distesa d'acqua oceanica. Eppure è così, ed è proprio per questo motivo che nell'odierno sottosuolo risiede una ricchezza mineraria più unica che rara, un'eredità antichissima.
Fondata nel 1915, Coober Pedy deve il suo nome al termine aborigeno kupa-piti che, a seconda delle fonti, significherebbe o "pozzo d'acqua" o "buco nel terreno", oppure ancora "buco dell'uomo bianco". Sta di fatto che proprio qui, nel 1915, il 14enne Willie Hutchinson scoprì il primo opale.
Tuttavia, vivere in quelle condizioni climatiche era per lo più insostenibile. Ecco perché la gente del posto cominciò a cercare rifugio nel sottosuolo, scavando sempre di più fino a creare vere e proprie caverne scolpite nell'arenaria. Proprio queste creazioni sono diventate, col passare degli anni, le abitazioni di chi vive a Coober Pedy. Sottoterra non solo era più facile difendersi dagli agenti atmosferici, ma si poteva anche godere di una temperatura costante e non rimanere coinvolti nelle disastrose tempeste di sabbia che spesso flagellano la zona.
Niente aria condizionata e quasi nessun costo di manutenzione, dunque, per una rete di tunnel e ambienti sotterranei che farebbe invidia al sistema di trasporti sotterranei di una città moderna.
Ovviamente, tra le abitazioni sotterranee sono presenti anche gli ingressi alle miniere di opale, cosa che rende a dir poco unico questo posto.
A dispetto delle sue caratteristiche estreme, però, Coober Pedy offre anche diverse comodità. Dalle scuole agli hotel, passando per le chiese, le gioiellerie, i musei, le librerie e persino una piscina: tutto è rigorosamente "sepolto".
Un vero scenario distopico, che di sicuro è in grado di stuzzicare la curiosità e magari anche l'apprensione di molte persone.
Certo, Coober Pedy non è il massimo per chi soffre di claustrofobia, ma ammettiamolo: un posto così è davvero affascinante, nel bene e nel male.
Fareste mai un giro o un soggiorno qui sotto?