Messico: scoperta una grotta mai esplorata e ricca di tesori Maya sotto a una fitta rete di cunicoli
Una scoperta spettacolare ed entusiasmante, quella davanti alla quale si sono trovati davanti gli scienziati dell'Istituto Nazionale di Antropologia e Storia del Messico. Uno di quei ritrovamenti che fanno ritrovare i contatti perduti con pezzi di storia su cui magari si conosce poco, e che possono raccontarci moltissimo sul passato e su civiltà che non esistono più.
Di cosa stiamo parlando? Di una grotta inesplorata e ricchissima di tesori Maya, sepolta per secoli 24 metri sotto al sito archeologico di Chichén Itzá, nello Yucatan, e classificata in passato come "di scarsa importanza", dunque condannata a decenni di oblio. Dopo i dovuti approfondimenti, si è scoperto che la grotta è tutt'altro che poco significativa: basta dare un'occhiata a cosa ci hanno trovato gli archeologi per rimanerne incantati.
Quello che hanno trovato gli esperti è stato un vero e proprio tesoro, fatto di oggetti rituali e manufatti preziosissimi in un'area sotterranea piuttosto estesa e nota come Balamku (Dio Giaguaro). Tutti questi affascinanti ambienti potrebbero contenere informazioni finora sconosciute e fondamentali per esaminare più da vicino la civiltà Maya, dalla sua ascesa alla sua caduta.
Era il 1966 quando l'archeologo Victor Segovia Pinto visitò la grotta e, dopo avervi rilevato la presenza di notevole materiale archeologico, scrisse un rapporto in cui classificava il sito come poco importante, decidendo di non scavare ulteriormente. Grazie a un progetto finanziato dalla National Geographic Society, gli scavi sono stati riaperti nel 2018 e le esplorazioni sono riprese, fino alla sensazionale scoperta dei tesori Maya.
Bruciatori d'incenso, vasellame, piatti, monili, oggetti decorati: lì sotto la storia era viva e presente, pronta a "parlare" agli scienziati che hanno deciso di decifrarla. E non è stato per nulla semplice, per loro, muoversi attraverso la fitta rete di cunicoli presenti nel sottosuolo di Chichén Itzá. Spazi strettissimi in cui muoversi strisciando, gallerie intricate e lunghe, però, li hanno condotti a una meritata ricompensa: il tesoro, risalente agli anni compresi tra il 700 e il 1000 d.C.
"Non riuscivo a parlare, ho iniziato a piangere - ha dichiarato Guillermo de Anda, uno degli archeologi coinvolti nella scoperta - Si sentiva quasi la presenza dei Maya che hanno depositato lì quegli oggetti". Provate a immaginare cosa può provare uno studioso vivendo un'esperienza simile: difficile dare torto alle sue emozioni, considerando anche che i ricercatori non hanno escluso di poter trovare altri ambienti simili.
I sistemi di grotte come quello scoperto, per i Maya, erano considerati delle aperture per gli inferi e rappresentavano alcuni tra i loro spazi più sacri. Ecco perché questo importante ritrovamento potrà dire molto sia sul sito dello Yucatan, sia sulle tappe cronologiche della civiltà centroamericana. Non solo: secondo gli esperti, studiare le grotte Maya sarà utile anche per il presente e per l'utilizzo corretto dell'ambiente, in termini di sostenibilità.