Perché in politica si parla di destra e sinistra? La storia delle due espressioni che forse non tutti conoscono

Lorenzo Mattia Nespoli image
di Lorenzo Mattia Nespoli

14 Febbraio 2021

Perché in politica si parla di destra e sinistra? La storia delle due espressioni che forse non tutti conoscono

Vi è mai capitato di fermarvi un attimo a pensare a quante parole utilizziamo quotidianamente in modo automatico, senza magari sapere bene quali sono la loro storia e le loro origini? Se la risposta è sì, siamo sicuri che la storia che stiamo per raccontarvi sarà in grado di stuzzicare la vostra curiosità.

Di che si tratta? Di un racconto a sfondo politico. Nessuna presa di posizione, ma soltanto la descrizione dell'origine di due espressioni che invece definiscono in modo inequivocabile le "fazioni". Stiamo ovviamente parlando di "destra" e "sinistra": da dove derivano questi termini e da quando si usano? Perché si sono entrati nella politica, così tanto da diventarne parte integrante e distintiva? Di seguito cercheremo di rispondere a queste domande.

via Time

Diliff/Wikimedia

Diliff/Wikimedia

Tutti, a modo nostro, sappiamo cosa significa essere di destra o di sinistra. Le posizioni politiche, le idee, i partiti e le visioni su argomenti sociali ed economici cambiano da una parte all'altra, assumendo connotazioni ben precise. Certo, in mezzo a questi due concetti politici c'è anche chi assume posizioni più moderate, che potremmo definire centriste, non identificate alla perfezione nell'una o nell'altra parte. A noi, tuttavia, interessa capire da dove derivano queste terminologie, e per comprendere al meglio la loro storia dobbiamo necessariamente fare qualche passo indietro, fino al XVIII secolo.

Commons/Wikimedia

Commons/Wikimedia

Forse qualcuno già ne è a conoscenza, ma di sicuro non è male rinfrescarsi la memoria su argomenti sempre attuali: che ci piaccia o no, infatti, la politica ci circonda, riguarda e muove molte più cose di quelle che pensiamo. Siamo in Francia nel 1789, e precisamente nel mese di agosto dell'anno ricordato universalmente come quello della Rivoluzione francese, evento storico simboleggiato in primis dalla presa della Bastiglia, avvenuta il 14 luglio.

Dopo il successo della rivolta e l'inizio della stesura della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, l'Assemblea costituente francese si trovò a discutere dei poteri da assegnare a re Luigi XVI. Il dibattito si fece acceso e caratterizzato da posizioni differenti tra loro, divise tra chi voleva continuare a concedere al sovrano facoltà e poteri decisionali (come il diritto di veto) e chi invece era intenzionato a limitare o porre fine alla monarchia.

Commons/Wikimedia

Commons/Wikimedia

Fu in quel momento che le posizioni - nel senso pratico e fisico del termine, oltre che in quello politico - si definirono alla perfezione. A sinistra del presidente dell'Assemblea sedettero tutti coloro che si opponevano al monarca e ai suoi poteri; a destra invece presero posto i conservatori, che difendevano la corona e sostenevano una monarchia costituzionale. Tra questi membri de destra c'erano rappresentanti delle classi sociali più abbienti, tra cui nobili e clero.

Le discussioni furono così intense che le fazioni si definirono in maniera netta, come mai prima di allora, creando uno spartiacque tra conservatori e progressisti, non solo nel contesto della Francia di quel periodo. Sedersi da una parte o dall'altra, da quel momento, significò esprimere la propria posizione politica.

Jacques Louis-David "Le Serment du Jeu de paume" - Wikimedia Commons

Jacques Louis-David "Le Serment du Jeu de paume" - Wikimedia Commons

È quasi scontato dire che questa divisione ancora oggi caratterizza le aule politiche di moltissimi Paesi del mondo. Anche se, a seconda dei luoghi, destra e sinistra assumono nomi e definizioni diverse, il concetto di base è simile, e deriva proprio da quel momento storico della Francia rivoluzionaria. Conoscevate questa storia? Se la risposta è no, di sicuro da ora guarderete questi termini con più consapevolezza.