Le persone religiose hanno più morale dei non credenti? Uno studio smentisce il pregiudizio

Lorenzo Mattia Nespoli image
di Lorenzo Mattia Nespoli

07 Marzo 2021

Le persone religiose hanno più morale dei non credenti? Uno studio smentisce il pregiudizio

Collegare religiosità e morale è molto più scontato di quanto si pensi. La storia spesso ci ha insegnato che credere nell'esistenza di una divinità superiore possa contribuire a far sentire gli uomini, in qualche modo, più ligi a rigide regole etiche, e magari meno inclini a trasgredirle con comportamenti inappropriati.

Eppure siamo sicuri che sia sempre così? Chi non crede sarebbe davvero una persona più immorale? Come spesso accade quando si creano degli stereotipi duri a essere superati, la risposta è tutt'altro che scontata. Su queste interessanti questioni, però, può venirci in aiuto uno studio pubblicato su Plos One. Cosa hanno scoperto gli esperti? Semplice: che non credere in un dio non significa affatto essere persone senza morale. Al contrario: non esiste alcuna connessione tra la religiosità e i buoni comportamenti.

via Plos One

Pixabay

Pixabay

Ateo come sinonimo di immorale è forse uno dei maggiori stereotipi della storia. Pensateci un attimo: questa visione, che di sicuro non tiene conto dei singoli casi e delle varie sfaccettature, è piuttosto trasversale, di cultura in cultura, oltre che radicata. Eppure, si tratta proprio di una credenza errata. A dimostrarlo è arrivata la ricerca condotta da Tomas Stahl, dell'Università dell'Illinois a Chicago.

Lo studioso ha deciso di indagare sulla relazione tra religiosità e morale. Attraverso quattro analisi eseguite su oltre 4.600 persone sia atee che teiste negli Stati Uniti e in Svezia, ha esaminato in modo approfondito eventuali connessioni tra credenze religiose e valori etici. "Le persone che non credono in Dio hanno una precisa bussola morale - ha spiegato - condividono molte delle preoccupazioni di chi è credente".

Pxhere

Pxhere

Parole che, già di per sé, sono sufficienti a dare una risposta alle domande iniziali del sondaggio. Eppure, i pregiudizi nei confronti di chi dichiara di non credere sono ancora diffusi e ben saldi, come ha evidenziato questo studio, unito ai risultati di altri sondaggi. 

Attraverso vari fondamenti etici (cura, danno, correttezza, imbroglio, lealtà, tradimento, autorità, sovversione, sacralità, degradazione), i partecipanti hanno potuto esprimere i loro giudizi, approvando oppure no diverse situazioni. La religiosità, dunque, non era affatto collegata ad atteggiamenti più corretti, e lo stesso è valso per l'ateismo con gli atteggiamenti più amorali.

Pixy

Pixy

"È probabile che lo stereotipo negativo degli atei come persone immorali - ha proseguito Stahl - possa derivare dal fatto che sono meno inclini dei religiosi ad avere rispetto per le autorità, ma ogni situazione deve essere valutata caso per caso". Nel complesso, come detto, i risultati dello studio hanno restituito a chi non crede una precisa e forte moralità, valida almeno quanto quella dei credenti. "Essere atei - ha concluso il ricercatore - significa semplicemente non credere in alcuna religione, e non vuol dire che queste persone non abbiano convinzioni, regole e leggi positive".

Insomma: una prospettiva davvero interessante, che toglie un po' di credibilità a tanti pregiudizi, e che invita a valutare una persona in base a ciò che fa, non in base a ciò in cui crede o non crede. Che ne pensate? Siete d'accordo con questa ricerca?