Le acque radioattive di Fukushima verranno scaricate in mare: quali sono i rischi e le conseguenze?
Da anni ormai, la questione dello sversamento delle acque radioattive di Fukushima è un problema ben noto e che fa discutere. Le conseguenze del terribile sisma che a marzo 2011 ha sconvolto il Giappone, danneggiando gli impianti nucleari, sono purtroppo ancora vive e presenti.
Ora il governo nipponico sembra aver preso una decisione ufficiale: tonnellate e tonnellate di acqua utilizzata per raffreddare i nuclei radioattivi della centrale nucleare verranno scaricate in mare.
via BBC
Si tratta di oltre 1 milione di tonnellate di liquido che, stando a quanto hanno affermato le autorità, non dovrebbero causare problemi di sicurezza all'ambiente oceanico, dato che saranno notevolmente diluite e rilasciate gradualmente in piccole quantità.
Il procedimento utilizzato per "decontaminarle", sempre stando a quanto emerso, è all'avanguardia e rimuoverà la maggior parte delle scorie, rilasciando però il trizio, un isotopo radioattivo dell'idrogeno che per il governo e la TEPCO (società energetica che gestisce la centrale) non sarebbe troppo rischioso per la salute.
I pescatori e gli abitanti delle zone limitrofe all'impianto nucleare, nonostante questo, sono sul piede di guerra. Sebbene il premier Suga abbia assicurato che gli standard di sicurezza verranno rispettati in modo puntuale e scrupoloso, il settore della pesca rischia di subire un contraccolpo pesantissimo per la decisione del governo.
Associazioni ambientaliste, federazioni e cooperative di pescatori si sono dette fermamente contrarie al rilascio dell'acqua contenente trizio nell'Oceano Pacifico, ricevendo il supporto di diverse realtà internazionali. In particolare, le critiche più aspre sono arrivate da Taiwan, dalla Cina e dalla Corea del Sud. Tutti sembrano concordi nel definire "irresponsabile, deplorevole e dannosa" la scelta nipponica.
Greenpeace ha parlato di "attentato alla salute" delle creature marine, citando studi che parlano di componenti radioattive già presenti nelle acque e penetrate dell'ambiente oceanico, con pesanti ripercussioni. Altri esperti hanno insistito sulla necessità di costruire ulteriori serbatoi antisismici per lo stoccaggio delle acque che, nonostante la diluizione, potrebbero comunque causare rischi per il mare, essendo anche soggette alle correnti.
L'Agenzia Internazionale per l'energia atomica (IAEA), tuttavia, si è detta favorevole al piano di sversamento, ritenendolo in linea con precauzioni e standard. Dello stesso avviso anche gli Stati Uniti. Il Giappone, dal canto suo, ha assicurato che il trizio scaricato in mare insieme alle acque di Fukushima sarà super-diluito, e che l'operazione avverrà sotto la supervisione di enti terzi, che vigileranno sul suo corretto svolgimento.
Il fronte di chi contrario, in ogni caso, non è affatto convinto da tutte queste rassicurazioni: i pescatori in particolare insistono sul fatto che la percezione del rischio è molto alta tra persone e consumatori. È assai improbabile, tuttavia, che il governo nipponico torni sui suoi passi.
Solo il tempo, tuttavia, potrà dirci con certezza matematica quali saranno le reali conseguenze sull'ambiente e sulla salute dello sversamento. Di sicuro, scaricare in mare oltre 1 milione di tonnellate di acqua radioattiva non è una prospettiva rassicurante per nessuno. Non resta che augurarsi che, se proprio finirà così, tutto venga eseguito cercando di salvaguardare davvero l'oceano, chi lo popola e chi vive di ciò che offre.