Crolla un ponte Inca di oltre 500 anni fa: le tribù locali lo ricostruiscono intrecciando la corda
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Perdere pezzi di storia e identità culturale, per certe persone, significa perdere la propria identità. Ne sanno qualcosa i membri della comunità peruviana di cui stiamo per parlarvi, che sono stati protagonisti di una bella storia di impegno e dedizione che ha fatto il giro del mondo, regalando un sorriso e un po' di speranza a molte persone.
Quando, per incuria e per le conseguenze della pandemia di Covid-19, il "loro" ponte è crollato, gli Huinchiri hanno deciso che non avrebbero lasciato le cose così com'erano, e che si sarebbero rimboccati le maniche per riportare quella struttura, patrimonio dell'Unesco e dal significato simbolico importantissimo, agli splendori di un tempo.
via The Guardian
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Il Q'eswachaka è stato costruito oltre 500 anni fa dagli Inca per raggiungere la meravigliosa Machu Picchu, ed è molto più di un semplice ponte. Da un lato all'altro, questa incredibile opera realizzata con metri e metri di corda ricavata dalle piante locali, per oltre 5 secoli ha unito due comunità, separate dal corso del fiume Apurimac.
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Finché non è arrivata la pandemia di Coronavirus che, con le sue limitazioni agli spostamenti, non ha permesso alla gente del posto di dedicare al ponte le attenzioni che, a cadenze regolari, gli sono state sempre riservate, per rinforzarne la struttura e assicurarsi che i suoi 30 metri di lunghezza fossero sempre nelle condizioni migliori. Così, il ponte è tristemente e rovinosamente crollato, lasciando isolate le tribù locali come mai era accaduto prima.
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"A causa della pandemia non è stato possibile rafforzarlo - ha detto il governatore della regione di Cuzco Jean Paul Benavente - ecco perché è crollato".
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Invece di accettare con dolore e rassegnazione l'accaduto, però, gli Huinchiri hanno deciso che era giunto il momento di darsi da fare e regalare al mondo una prova esemplare di determinazione. L'obiettivo? Riportare in vita il ponte, e non costruendolo con tecniche contemporanee, ma utilizzando i metodi di tessitura tramandati nel tempo dai loro antenati.
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Cosa significa? Che, con un incredibile e precisissimo lavoro di tessitura delle corde di ichu, si sono cimentati, sospesi sul fiume, a ricostruirlo nodo dopo nodo, metro dopo metro, dal ciglio del burrone verso il centro.
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Un'impresa a dir poco sensazionale, non solo per il suo aspetto pratico ed estetico ma anche per il significato simbolico del ponte Q'eswachaka. Si tratta infatti dell'ultimo ponte Inca arrivato fino a noi, dichiarato per questo patrimonio dell'umanità dall'Unesco. "Ricostruirlo è stata una risposta alla pandemia - ha detto ancora Benavente - questo ponte è la nostra possibilità di dire al mondo che stiamo uscendo poco a poco da un brutto momento".
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Un ponte più "vivo" che mai, dunque, protetto da persone che tengono più di ogni altra cosa alle loro tradizioni e alla loro identità culturale. I legami tra le comunità locali sono salvi, così come il Q'eswachaka, una testimonianza preziosa e affascinante di una storia che merita di essere tramandata.